Bernadette Manca di Nissa, ultimo mito della lirica, premiata a Cesena
di Andrea Zepponi
19 Nov 2021 - Commenti classica
Presso il Teatro Bonci di Cesena Bernadette Manca di Nissa, grande contralto italiano, è stata insignita del Premio “Marietta Alboni”. Ad intervistarla il prof. Piero Mioli. Eravamo presenti a questa quarta edizione del premio
Insignita del Premio “Marietta Alboni” nello splendido teatro Alessandro Bonci di Cesena, la sera del 14 novembre scorso, Bernadette Manca di Nissa, il più grande contralto italiano, è stata intervistata dal noto musicologo bolognese Prof. Piero Mioli, tornando sulla scena dopo tanti anni di lontananza dal teatro lirico per la gioia di chi, come il sottoscritto l’ha sentita cantare nei tempi d’oro e di entusiasmo scatenato dalla rinascita del belcanto con voci importanti come la sua. Chi crede di ascoltare dei veri contralti oggi tra i cantanti che si propongono in questo raro e difficile registro, può non rendersi conto, da registrazioni e video, quale prestanza vocale avesse la Manca Di Nissa e di quale pienezza godeva la sua straordinaria vocalità nei ruoli più diversi del repertorio di contralto, Tancredi, L’italiana in Algeri, Gazza ladra (Pippo) e la Messa di gloria di Rossini, Orfeo ed Euridice di Gluck, il Messiah di Haendel, il Mitridate re di Ponto (Farnace) di Mozart, Lu frate ‘nnamorato e Il transito di San Giuseppe di Pergolesi, il Nascimento dell’aurora (Apollo) di Albinoni la Semele (Ino e Juno), il Serse, e l’Alcina ( Bradamante) di Haendel, il Fetonte di Jommelli, l’Elia di Mendelssohn, la Rapsodia per contralto di Brahms la Messa in si minore di Bach e il Requiem di Mozart e la Juditha triumphans (Holophernes) di Vivaldi, fino alla più recente Quickly del Falstaff verdiano, diretta da nomi del calibro di Claudio Abbado, Bruno Bartoletti, Riccardo Chailly, James Conlon, Carlo Maria Giulini, John Eliot Gardiner, Bernard Haitink, Christopher Hoogwoog, Riccardo Muti, Antonio Pappano George Prêtre, Christian Thielemann, lavorando con registi come Roberto De Simone, Pierluigi Pizzi, Jean-Pierre Ponnelle, Luca Ronconi, Giorgio Strehler e Graam Vich. Ricordo bene la sua presenza nella mitica Gazza ladra del 1989 al teatro Rossini di Pesaro e la sua superba interpretazione di Maria Santissima nel Transito di San Giuseppe all’auditorium Domenico Scarlatti di Napoli, magnifiche dimostrazioni tutte che ridavano vita a dei ruoli affidati per lo più a mezzosoprani, che di solito contraffanno la originaria attribuzione vocale, e restituivano loro la grandezza di una vera voce di contralto capace di ogni finezza tecnica nella agilità di sbalzo senza diminuzioni di suono e di tenuta vocale con il dovuto spessore in ogni registro. Una presenza carismatica che riportava sulle scene le antiche figure gloriose dei contralti del passato dai mitici castrati come il Senesino alle sorprendenti vocalità della Pisaroni, della Marcolini e della Alboni. Proprio a quest’ultima è intitolato il premio che doverosamente è stato attribuito alla Manca Di Nissa in una manifestazione accattivante e piacevole alla sua quarta edizione; il comitato dell’Associazione Marietta Alboni e l’Associazione Amici della Musica e il Conservatorio “ Bruno Maderna” di Cesena ha organizzato nella serata di consegna del premio la cui motivazione è la seguente: “ Nel corso di un’eletta carriera belcantistica ha pienamente onorato l’opera dei maggiori maestri del Settecento e del dilettissimo Rossini grazie una voce di raro e autentico contralto e una scuola antica espressa con classe impareggiabile.”
Il presidente dell’associazione, Bruno Benvenuti, coadiuvato dalla presentazione di Raffaella Candoli, prima di conferire il premio alla mitica cantante dei nostri giorni, ha introdotto la serata ricordando quello che è invece un mito del passato, il contralto Marietta Alboni (1826-1894), concittadina cesenate e grande cantante internazionale, allieva dello stesso Rossini, che fece fortuna a Parigi. Poi, all’ingresso di Bernadette Manca di Nissa, la parola è passata a Piero Mioli che ha intessuto con la cantante un sapido dialogo costituito di ricordi e aneddoti tratti dalla sua carriera artistica che ha inoltre dato prova della sua notevole conoscenza tecnica vocale e di essere attualmente una maestra di canto insostituibile nel suo campo. Proprio a Cesena, nei giorni precedenti il premio, dal 12 al 13 novembre il maestro Manca di Nissa ha tenuto una masterclass nel conservatorio cesenate aperta ad allievi esterni e interni che si sono esibiti nella serata in un corposo concerto scandito in due parti. Ma la parte più godibile della manifestazione è stata senza dubbio la intervista di Mioli alla di Nissa la quale ha rievocato i fasti di un mondo della lirica che non esiste più, dove le ragioni artistiche erano più forti di quelle del mercato e l’attuale cambio “antropologico” dell’artista lirico non era ancora avvenuto: l’arguto eloquio di Mioli, insigne studioso della storia del belcanto, ha piacevolmente avviato la cantante sull’onda dei ricordi e dal suo parlare è emerso a tratti quel suo colore timbrico vellutato e possente che la rendeva così inconfondibile, inducendo anche il pubblico presente, e soprattutto quelli che, come me, hanno avuto esperienza di quale fenomeno fosse la sua voce sulla scena, a rivivere per un breve e magico istante quei momenti privilegiati di sublimità musicale.
Alla cantante è stato consegnato anche un riconoscimento da parte dell’Amministrazione Comunale. Incastonata in un programma piuttosto vario, l’intervista alla di Nissa era preceduta da un omaggio danzante ad opera dei ballerini Luciana Semprini e Oscar Gori sulle note de La Paloma di Yradier (di cui pare che l’Alboni fu la prima esecutrice) e della Habanera di Bizet. La seconda parte del concerto lirico degli allievi ha chiuso in bellezza la serata tra gli applausi, i cari ricordi, le speranze di un futuro più roseo per la lirica e i consensi per una manifestazione che ha il lodevole coraggio e la capace volontà di ricordare ed esaltare degnamente gli ultimi miti del teatro operistico.