“Casa di bambola” di Ibsen strega le Muse di Ancona
di Elena Bartolucci
11 Nov 2021 - Commenti teatro
Al Teatro delle Muse di Ancona, in esclusiva regionale, è andata in scena “Casa di bambola” di Ibsen, un grande classico portato in teatro con notevole maestria grazie all’eccellente regista Filippo Dini e alla prova superlativa di Deniz Özdogan.
(Fotografie di Luigi De Palma)
Ancona – Lo scorso sabato 6 novembre, al teatro delle Muse ha avuto luogo una delle diverse repliche in programma per l’esclusiva regionale dell’opera Casa di bambola di Henrik Ibsen per la regia di Filippo Dini.
Dalla sua prima apparizione sulle scene, questo testo scatenò accese discussioni intorno ai più disparati argomenti sulla condizione della donna nella società. Le vicende narrate furono infatti interpretate secondo una logica femminista e quindi a vantaggio della durissima lotta politica che iniziò a manifestarsi nel mondo, proprio in quegli anni, per l’affermazione sociale femminile e l’eguaglianza dei diritti tra l’uomo e la donna.
L’apparente storia di un matrimonio perfetto nasconde molte verità non dette che pian piano finiranno per intaccare le stesse basi della relazione tra i due coniugi.
Seppure complici, amanti e innamorati, il legame di Nora e Torvald non è così solido come entrambi credono. L’ombra di una firma falsa e un prestito preso da Nora a insaputa del marito torna a tormentarla, rischiando persino di macchiare la figura di Torvald, appena nominato direttore di banca. Sarà proprio questo segreto a far emergere problematiche ben più profonde che faranno vedere a tutti per quello che sono in realtà.
Infatti, per un attimo Torvald getterà la sua maschera di marito e uomo perfetto e si svelerà per quello che è sempre stato: un uomo egoista e preoccupato solo delle apparenze sul suo conto. Al contrario, se all’inizio Nora viene presentata come moglie capricciosa, venale e infantile, prende finalmente consapevolezza del suo ruolo di donna e madre. Non vuole più sentirsi come un semplice oggetto da possedere e tanto meno restare ingabbiata nei panni di una bambolina, come veniva in realtà considerata sia dal padre che dal marito. Entrambi, infatti, la “incolpavano” di non conoscere il mondo e tanto meno i fardelli della vita.
Nella realtà dei fatti è solo lei ad accorgersi che il suo matrimonio non è basato sull’amore e si rende anche conto del fatto che i due non hanno mai raggiunto una vera intimità parlando di cose serie: sono semplicemente due estranei che hanno convissuto insieme per tanti anni.
È il momento per Nora di capire chi vuole essere anche se questo significa dover abbandonare i suoi cari, diventare una donna matura e iniziare a pensare con la propria testa.
Grazie a una messa in scena classica ma a dir poco impeccabile e incredibilmente realistica, Filippo Dini ha saputo giocare abilmente le sue carte da regista dimostrandosi anche un ottimo attore vestendo i panni del marito Torvald.
Nonostante lo spettacolo sia decisamente lungo (diviso in due tempi: il primo della durata di un’ora e quaranta minuti e il secondo di solo un’ora), gli astanti in sala non hanno affatto percepito alcuna difficoltà a rimanere incollati alle proprie poltrone in religioso silenzio, grazie sia all’intramontabile bellezza di un testo che lo stesso autore norvegese terminò di scrivere ad Amalfi nel 1879 ma soprattutto per l’incredibile bravura degli attori in scena.
Ognuno di essi ha infatti saputo essere generoso con il proprio personaggio riuscendo a regalare tutte le varie sfaccettature del caso senza mai sottrarsi troppo a beneficio degli altri oppure rischiare di sovrastare i propri antagonisti.
Va certamente premiata su tutti la bravura di Deniz Özdogan, una incredibile Nora che ha saputo dare prova non solo di essere un’ottima attrice ma anche una altrettanto magnifica cantante e ballerina.
Il regista e interprete Filippo Dini ha dichiarato: “La Nora di Ibsen nasconde un segreto che, se scoperto e interpretato dalla logica maschile, rappresenterebbe una colpa. Come avviene questa trasmutazione del linguaggio, e quindi dell’essere? Come può l’atto d’amore di Nora, teso a salvare la vita di suo marito, trasfigurarsi in una colpa e divenire motivo di vergogna e causa di dannazione sulla sua famiglia? L’atto d’amore di una donna diventa colpa nella legge degli uomini. Credo si debba tentare di risolvere l’enigma che Ibsen ci propone, che non è ‘comprendere’, poiché impossibile, ma ‘accettare’, accogliere dentro di sé la diversità e dare ad essa eguali diritti, poiché generata da eguali passioni, fragilità, ambizioni ed errori. Il rapporto tra l’uomo e la donna, da quando sono comparsi sulla Terra, è stato regolamentato da leggi chiare, semplici e incontrovertibili, ma sbagliate. Ibsen ci dice che esiste un problema nella codificazione di nuove leggi, esiste una differenza tra i due sessi, due coscienze appunto, quindi sarà necessario affrontare questa differenza prima o poi”.
Particolare, inoltre, la scelta scenografica di proporre al centro del palco un enorme albero che buca il soffitto a simboleggiare proprio l’albero della “conoscenza del bene e del male” da cui tutto ha inizio come le parole che riecheggiano all’alzarsi del sipario ossia i primi versi della Bibbia sulla creazione di Adamo ed Eva e il loro “peccato” originale.
Tre piani costruiti in una profondità disegnata in prospettiva: la coscienza (gli ingressi, lo studio seminascosto del protagonista, le porte, …), la conoscenza (l’albero plurisimbolico gigantesco con l’altalena e le luci natalizie) e la realtà disvelata (il salone, in apparenza normale ed arredato elegantemente, con gigantesca libreria e spazio vuoto adatto agli incontri/scontri).
Nel finale Torvald si troverà in primo piano ad apparecchiare per la colazione a terra per 4 persone, pur essendo rimasto senza Nora, solo, al cospetto del pubblico e lontano dal fondo della scena che per tutto il tempo è stato lo scenario/labirinto delle concitate entrate e uscite dei vari personaggi nel torbido intrecciarsi degli eventi e dei sentimenti che esploderanno via via e che il pubblico conosce perfettamente senza potersi sottrarre a una riflessione quanto mai attuale.
Gli altri protagonisti in scena sono stati Orietta Notari nei panni della fedele domestica e bambinaia, Andrea Di Casa in quelli di Krogstad, Eva Cambiale la signora Linde e amica di Nora e infine Fulvio Pepe il dottore e amico fidato di entrambi i coniugi. Le scene portano la firma di Laura Benzi, i costumi di Sandra Cardini, le sapienti e significanti luci di Pasquale Mari, la collaborazione coreografica di Ambra Senatore e le musiche di Arturo Annecchino.