Virginia Colombati “raccontata” a Venezia


a cura della Redazione

19 Ott 2021 - Commenti classica, Libri

Presentato a Venezia l’ultimo corposo lavoro di Andrea Zepponi, edito da Marsilio Editori, Virginia Colombati, maestra di bel canto. Relatori d’eccezione, oltre all’autore, Piero Mioli e Simone Di Crescenzo. È seguito un concerto con Giovanni Battista Rigon, Sara Fanin, Costanza Giannino e Ziyang Meng.

Da sx: Giovanni Battista Rigon, Piero Mioli, Andrea Zepponi e Simone Di Crescenzo

Relatori d’eccezione per la presentazione del volume di Andrea Zepponi, Virginia Colombati, maestra di bel canto, Marsilio Editori, Venezia, 2021, testo che riapre il discorso sulla tradizione orale del belcanto e sulla emissione filologica belcantistica tenorile rossiniana attraverso la vocalità di un diretto discendente della filiera didattica di Virginia Colombati (1863-1956), il tenore Bruce Brewer (1941-2017), sono stati il Prof. Piero Mioli e il Mº Simone Di Crescenzo che hanno accompagnato il prof. Zepponi nella presentazione del libro nella prestigiosa Sala del Portego del Conservatorio B. Marcello di Venezia sabato 16 ottobre alle ore 17. L’evento era presentato con precisione e garbo in ogni suo snodo contenutistico, concerto compreso, da Emanuela Rebeschi.

Per gli studiosi la cantante, ingiustamente misconosciuta a tutt’oggi, dalle enciclopedie più capillari della musica (Gröve compreso), può essere annoverata a buon diritto tra coloro che, consci del valore del bel canto italiano, lo hanno tramandato in tempi di totale oscuramento della tecnica e del repertorio belcantistici. L’eloquenza di Mioli ha efficacemente delineato le difficoltà dello studioso odierno nel ritrovare un criterio assiologico per le voci del passato soprattutto dal punto di vista timbrico, ma l’importanza di figure come la Colombati nel mantenere viva la fiaccola della italianità del cosiddetto belcanto è innegabile e il lavoro poderoso (definito monumentale dallo stesso Mioli) affrontato dall’autore ha il merito di far riaffiorare quel mondo in cui si stava verificando la decantazione dei principi del belcanto che, come un fiume carsico, corse al di sotto della superficie di usi e costumi musicali storicamente inevitabili, riaffiorante solo a tratti, e solo alla fine del secolo sorso riemerse come sorgente di ritrovata bellezza musicale, ma risulta oggi anche fonte di riflessioni e di interessanti interrogativi che andrebbero ancora affrontati. Il prodotto più eclatante della tradizione orale del belcanto rossiniano attraverso la scuola della Colombati è il tenore Bruce Brewer, primo esecutore al Rossini Opera Festival e portatore di una tecnica di emissione tenorile belcantistica di ascendenza rossiniana, che aveva molti più tratti di autenticità nella sua estetica vocale di quanti tenori oggi vengono accreditati da certa filologia come rossiniani. Il Mº Di Crescenzo ha ribadito tuttavia quanto sia difficile giudicare le vocalità del passato, anche quelle di cui si hanno testimonianze discografiche sulle quali occorre fare una tara notevole per tutto ciò che distanzia da quelle odierne le tecniche di registrazione dei primi decenni del ‘900 in cui certe esecuzioni, secondo il maestro, guardano ancora al secolo scorso quanto a estetica musicale e vocale.

Al maestro Giovanni Battista Rigon, docente nel conservatorio veneziano, che ha fatto gli onori di casa, era affidato il delicato compito di realizzare un concerto-lezione in onore Virginia Colombati (1863-1956), che nel 1888 proprio a Venezia cantò per una intera estate cinque opere del repertorio contemporaneo e poi venne ingaggiata per una importante stagione lirica nella dépendance veneziana di Corfù; un omaggio alla Colombati, cantante lirica estremamente versatile di origine marchigiana – nata a Pergola (PU), ma cresciuta ed educata a Sant’Elpidio a Mare (FM) – che girò i teatri del mondo per concludere la sua carriera in America come mezzosoprano sensibile al repertorio da camera e un assaggio di quello che fu il suo repertorio belcantistico tra cui la deliziosa aria tratta dall’opera Le educande di Sorrento di Usiglio e ciò che scrisse per la sua voce il padre di lei, Pompeo Giulio Colombati di cui lo stesso Prof. A. Zepponi ha curato la raccolta di composizioni vocali da camera edita da Armelin (Padova). La variegata biografia di Virginia Colombati, delineata brevemente ma distintamente durante la presentazione dal prof. Zepponi, spazia dal mondo ottocentesco a quello novecentesco, entrambi pieni di suggestioni musicali. La presenza nei brani proposti, cameristici per lo più, di composizioni del padre della Colombati, Giulio Pompeo, ha completato il quadro della cantante, nata e formata in un ambiente musicale di prim’ordine dove ricevette una istruzione tutta basata sul bel canto: lo stesso Giulio Pompeo fu allievo del sommo tenore Giovanni Battista Rubini. Per questo uno dei motivi portanti della conversazione che ha proluso al concerto ha tematizzato la tradizione orale del belcanto da cui emersero le risorse espressive e tecniche che improntarono la raffinatezza del canto da camera francese di cui Virginia Colombati fu sensibile interprete. Nel programma erano due arie tratte da opere interpretate da Virginia Colombati nella sua prima grande stagione lirica che si tenne proprio a Venezia dove, per tutta la primavera e l’estate del 1888, ella si esibì con grande successo in ben cinque opere al teatro all’aperto Sant’Angelo e al teatro Rossini che oggi non esistono più: Il muratore di Napoli di Mario Aspa (1795-1868), Il cameriere astuto di Angelo Carboni, Papà Martindi Antonio Cagnoni (1828-1896), Le educande di Sorrento di Emilio Usiglio(1841-1910), Pipelet o il portinaio di Parigi diSerafino De Ferrari (1824-1885) e Il barbiere di Siviglia di Rossini. In questa occasione è stata eseguita per la prima volta in questo secolo anche l’Ave Maria che il padre di Virginia scrisse per lei.

Il M° Rigon ha dispiegato tutta la sua versatile espressività pianistica per accompagnare un terzetto di egregi cantanti, Sara Fanin soprano, Costanza Giannino mezzosoprano e Ziyang Meng baritono i quali,dopo la presentazione,si sono esibiti nel Un concerto per Virginia Colombati il cui programma è stato il seguente: La bonheure est chose légére di Camille Saint- Saëns (1835 1921) con Sara Fanin, la Chanson a boire e Claire de lunedello stesso Saint-Saëns con Ziyang Meng, indi si è svolto un interessante confronto tra le due arie da camera ispirate allo stesso testo di Victor Hugo, Si vous n’avez rien à me dire musicate dal suddetto compositore francese e poi da Giulio Pompeo Colombati (1835-1916) con Costanza Giannino cui è seguito lo Stornello  di quest’ultimo, ben declamato da Ziyang Meng, nonché l’aria Mio ben non piangere dall’opera Papà MartindiCagnoni eseguita dalla Giannino per giungere alla esecuzione della potente Ave Maria del  Colombati dedicata alla figlia e da lei eseguita in America in diverse occasioni; ultimi pezzi forti del concerto, la suddetta aria di bravura Bell’augellin tratta da Le educande di Sorrento diUsiglio e il bis, l’aria Connais-tu le pays dalla Mignon di A. Thomas, che fu cavallo di battaglia della Colombati nel suo periodo mezzosopranile, cantata soavemente dalla Giannino.  Il variegato pubblico intervenuto ha particolarmente gradito la formula della presentazione del volume con lezione-concerto, una modalità esecutiva che sta efficacemente prendendo piede, e l’evento si è concluso tra gli applausi per la dialettica garbata e accattivante dei relatori, la bellezza delle voci e quella della musica nel ricordo di quella eseguita da una grande artista del passato, Virginia Colombati, dalla figura ingiustamente oscurata, che la definitiva biografia di Andrea Zepponi ha finalmente riportato alla luce.

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