De Andrè canta De Andrè allo Sferisterio


Emanuele Peretti

2 Set 2009 - Commenti live!

Anche quest'anno la rassegna Sferisterio Music Live ha portato a Macerata i grandi nomi della musica italiana. Dopo Claudio Baglioni e Vinicio Capossela, sale sul palco Cristiano De Andrè per una tappa del suo nuovo tour dedicato a suo padre, Fabrizio, scomparso dieci anni fa.
Cristiano, dopo sette album da solista ed un lungo periodo lontano dai riflettori, ritorna affrontando per la prima volta il vasto e meraviglioso repertorio musicale che suo padre, dice, gli ha lasciato come in eredità . In effetti, ad uno spettatore dell'ultimo minuto che fosse riuscito a trovare solo un biglietto per uno di quei palchetti laterali, così distanti dal centro del palco, sarebbe davvero sembrato che, su quello sgabello, illuminato da calde luci laterali, con la chitarra in mano, ci fosse proprio Faber. La stessa impressione coglie anche noi, in poltronissima, se chiudiamo gli occhi: la somiglianza della voce è davvero notevole, anche se, oltre alla genetica, c'è anche un po' di imitazione. Anche la scenografia, con quei tralicci che sostengono le luci e quella stoffa tesa, che sa di vele, di navi ormeggiate al porto di Genova: tutto contribuisce a costruire l'atmosfera De Andrè. Del resto, la regia dello spettacolo è affidata a Pepi Morgia, lo stesso che aveva curato le tournèe di Fabrizio.
Paradossalmente, l'incanto scompare almeno parzialmente quando inizia la musica. Cristiano entra sul palco e parte subito l'intro di Megu megùn, poi di seguito A' cimma, canzone che è in realtà una ricetta di un piatto tipico ligure. à in queste canzoni in lingua genovese che la somiglianza fra padre e figlio è più forte, il pubblico ne è piacevolmente sorpreso e risponde subito con entusiasmo. Poi c'è spazio per le parole, i saluti e gli aneddoti sull'infanzia (curiosi, divertenti e commoventi, alcuni, ma forse non privi di una certa retorica che proprio non serve a chi, come Fabrizio De Andrè, è già nel cuore di milioni di persone). Ma prima ancora arrivano le precisazioni su questa tournèe: Cristiano ri-porterà sui palchi d'Italia le canzoni di suo padre, ma lo farà a suo modo, vedendole alla luce della sua esperienza, sensibilità , ispirazione e dei suoi gusti. I quali, dice, sono ben lontani dalla tradizione cantautorale italiana: parla infatti di Coldplay, Radiohead, ecc. Per questo ha rivisitato i pezzi con l'aiuto di Luciano Luisi, già tastierista e arrangiatore di Zucchero. Un primo assaggio di questo lavoro è Ho visto Nina volare, profondamente modificata anche nella struttura del testo e nel cantato, con la voce che si alza di un'ottava dopo le prime strofe. Si sente subito l'influenza del cosiddetto Britpop e della musica elettronica: la parte ritmica è accentuata, i violini lasciano spesso il posto ai pad e i sintetizzatori, chitarra e batteria acustiche a quelle elettroniche. Persino il violino, che Cristiano prende in mano in un paio di occasioni, non ha un suono pulito, spesso anzi si confonde nel distorsore della chitarra Fender. Un'altra cosa che lascia quantomeno perplessi, è l'uso pesante di tracce pre-registrate che non solo sopperiscono alla mancanza fisica di certi strumenti, ma sono spesso inserite proprio per cambiare suono . Il risultato è che spesso la batteria acustica deve sovrapporsi a quella elettronica, campionata, in stile R&B se non addirittura dance.
Insomma, a nostro avviso, tutto particolarmente lontano dalle sonorità deandreiane, fatte casomai di minimalismo, di grande interpretazione vocale, di ritmiche accennate e suoni acustici. Ma, andando avanti nel seguire il concerto, ci accorgiamo che, in fondo, i pezzi manomessi sono davvero pochi: Don Raffaè è esattamente come nel CD, così anche Smisurata preghiera e Creuza de mà ; Oceano è eseguita solo chitarra e voce mentre Verranno a chiederti del nostro amore è interpretata da Cristiano al pianoforte. Molto belle anche Cose che dimentico, unica canzone scritta a quattro mani da padre e figlio, e un medley, suonato con tre chitarre acustiche, contrabbasso e batteria, che unisce Andrea, La cattiva strada e Un giudice. Amico fragile è proposta seguendo alla lettera l'arrangiamento della PFM, e si sente: il pubblico qui si emoziona davvero, merito anche del bravissimo chitarrista Osvaldo Di Dio, il quale non fa certo rimpiangere Franco Mussida. Anche La canzone di Marinella prende chiara ispirazione dalla versione della Premiata Forneria Marconi, anche se privata di alcuni caratteristici passaggi e accordi, quasi a voler prendere le distanze ad ogni costo. Martoriate, invece, dal nostro punto di vista, le canzoni con cui si chiude la serata e cioè: Fiume Sand Creek (in cui alcune scelte armoniche sono al limite della dissonanza e il canto indiano della penultima strofa è accompagnato da un'improbabile batteria elettronica con ritmica dance) e Il pescatore, anche questa ripresa dall'arrangiamento PFM, durante la quale, però, vuoi la chitarra e la batteria hard rock, vuoi le movenze dei quattro giovani musicisti, viene a tratti il sospetto di aver sbagliato concerto ed essere capitati nel bel mezzo di una assordante festa della birra.
Ad onor del vero, il pubblico è sembrato addirittura in delirio, alla fine, tanto da richiamare Cristiano De Andrè sul palco per ben due volte, per tributargli, tutti in piedi, un lunghissimo applauso. Alla fine il cantautore genovese propone anche due pezzi tratti dal suo repertorio personale, tra i quali Dietro la porta. Ora la tournèe farà una pausa per riprendere poi, con qualche cambiamento in scaletta, in autunno, nei teatri di tutta Italia.
(Emanuele Peretti)


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