Essere umane. Il mondo “raccontato” da trenta fotografe donne, a Forlì
di Alberto Pellegrino
31 Ago 2021 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive
I Musei di San Domenico di Forlì ospiteranno dal 18 settembre 2021 al 30 gennaio 2022 la mostra Essere Umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo a cura di Walter Guadagnini nella quale saranno esposte 314 fotografie di grandi artiste dell’immagine, partendo dagli anni Trenta fino ai nostri giorni.
Questa grande mostra, unica nel suo genere in Italia, si propone di far compiere un viaggio per immagini attraverso le varie regioni del mondo viste attraverso la speciale angolazione e interpretazione dello sguardo femminile a partire dagli anni Trenta del Novecento fino al primo ventennio di questo secolo. Ancora una volta, nonostante l’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione di massa, la fotografia si rivela come il principale linguaggio iconico capace di sintetizzare in una o più immagini gli aspetti artistici, sociologici, antropologici e politici di una determinata realtà.
“La fotografia – ha affermato Walter Guadagnini – è diventata pratica diffusa in tutto il mondo e ha introdotto nel contesto internazionale donne fotografe da ogni angolo della Terra. Il risultato è un modo nuovo di intraprendere una conoscenza più approfondita del pianeta”.
Le oltre trecento fotografie in mostra, riunite in un unico e affascinante reportage, costituiscono uno straordinario affresco che permette di seguire i drammatici avvenimenti delle guerre, la ricostruzione post-bellica, i cambiamenti dei costumi sociali, l’evolversi e l’affermarsi della società dei consumi, le trasformazioni del ruolo della donna che si sono verificate in tutto l’Occidente e nei paesi extra-occidentali.
Questa ampia selezione d’immagini si presenta come un avvenimento di ampio respiro internazionale per il suo valore storico, artistico e culturale, per la quantità e la qualità artistica delle opere esposte (314) e per il rilevante numero di grandi fotografe che hanno preso parte a questo evento (30), che hanno voluto con i loro scatti ricordare al mondo il posto preminente che le donne occupano della storia della fotografia.
Queste autrici hanno impiegato la fotografia come strumento d’indagine e di riflessione per affrontare, spesso con risultati poetici, i grandi temi che hanno attraversato la società planetaria dal XX e agli inizi del XXI secolo; hanno guardato e ripreso con passione le vite degli umili e degli emarginati della terra; hanno saputo aggiungere alla delicatezza dello sguardo femminile, sensibilità ed empatia, rigore stilistico e la capacità di riportare in superfice storie di sofferenza dimenticate, oppure trascurate dai grandi mezzi di comunicazione.
Fra le tante immagini spiccano lo stupendo reportage realizzato da Dorothea Lange nelle povere abitazione e nei campi di lavoro durante la Grande Depressione, nel quale demerge con forza quella Migrant Mother diventata un’icona mondiale. Vi sono poi le leggendarie immagini di guerra scattate da Margaret Bourke-White e Lee Miller, le fantastiche maschere di Inge Morath, i sorprendenti scatti fatti negli anni Cinquanta da Eve Arnold che ogni domenica ha ripreso le sfilate che si svolgevano ad Harlem e a New York, quando non era ancora emigrata a Parigi per diventare la prima donna-fotografo della leggendaria Agenzia Magnum. Vi sono poi le fotografie dell’artista italo-messicana Tina Modotti, impegnata nelle file del Partito Comunista, le quali rimangono un esempio forse insuperato di lotte sociali e politiche condotte per la libertà, la dignità dei lavoratori e la difesa dei diritti della donna. Altrettanto affascinante è la storia della tedesca Gerda Taro che, dopo l’avvento al potere di Hitler, si trasferisce a Parigi, diventa la compagna di vita e di professione di Robert Capa, con il quale parteciperà alla guerra civile spagnola, documentando la vita delle retrovie e, in prima linea, le lotte dei repubblicani fino a perdere la propria vita.
Non vanno nemmeno dimenticate le rivoluzionarie foto realizzate da Annie Leibovitz per un’epocale edizione del Calendario Pirelli, stravolgendone positivamente quello stile alquanto “patinato”. Non vanno nemmeno sottovalutate le italiane Carla Cerati (autrice di meravigliosi ritratti) e Letizia Battaglia, uno straordinario esempio d’impegno sociale e di coraggio politico profuso per documentare gli avvenimenti e i personaggi della sua tormentata terra siciliana.
La fotografia dagli anni Sessanta e agli anni Ottanta del Novecento è rappresentata da racconti fotografici pensati e realizzati per denunciare le drammatiche condizioni di vita di alcune popolazioni che vivono in zone del pianeta solitamente trascurate dai grandi mezzi d’informazione. Rientrano in questo quadro i lavori della statunitense Susan Meiselas, fotografa della Magnum impegnata in servizi sociali e politici nel Sud America e nel Medio Oriente, la quale a Forlì ha esposto la raccolta Carnival Strppers sulla vita delle spogliarelliste della Nuova Inghilterra, Carolina del Sud, Pennsylvania, come importante è il servizio dell’italiana Lisetta Carini sulle comunità genovesi di travestiti.
Negli anni Novanta i servizi fotografici hanno scelto, tra altri soggetti, le installazioni in luoghi museali create dalla spagnola Cristina de Middel, fotografa della Magnum, per la serie Afronauts, un surreale racconto della spedizione nello spazio basata su un reale progetto cosmonautico ideato dallo Zambia. Un esempio di quale ricchezza e qualità abbia raggiunto la fotografia africana contemporanea è costituito dalla serie di ritratti realizzati da Zanele Muholi che ha documentato la vita della comunità africane Lgbtq+ discriminate a livello sociale e perseguitate dalle autorità governative, immagini che costituiscono una preziosa testimonianza dell’esistenza e della “resistenza” condotte da queste comunità. La fotografa iraniana Newsha Tavakolian, che fa parte dell’Agenzia Magnum, si è occupata delle guerre e delle questioni sociali in Irak, dell’impegno profuso dalle guerrigliere nel Kurdistan iracheno e in Siria.
Particolarmente attuali sono le trenta immagini raccolte sotto il titolo di Domestica, opera dell’italiana Silvia Camporesi che durate il primo lockdown del 2020, per documentare l’impegno di essere donna e madre, ha fotografato questa serie d’immagini che vogliono rappresentare un dialogo quotidiano, rasserenante e creativo con la vita attraverso il gioco con le proprie figlie. Questo reportage “è diventato – dice Silvia Camporesi – un atto di resistenza artistica quotidiano. Fotografo paesaggi, ma non potendo uscire ho provato a tirare fuori, dal mondo di oggetti e di cose usuali di casa, una, solo una, immagine ben fatta”.
Queste sono le fotografe-donna presenti in mostra: Berenice Abbott, Claudia Andujar, Diane Arbus, Eve Arnold, Letizia Battaglia, Margaret Bourke-White, Silvia Camporesi, Cao Fei, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Cristina De Middel, Gisèle Freund, Shadi Ghadirian, Jitka Hanzlova, Nanna Heitmann, Graciela Iturbide, Dorothea Lange, Annie Leibovitz, Paola Mattioli, Susan Meiselas, Lee Miller, Lisette Model, Tina Modotti, Inge Morath, Zanele Muholi, Ruth Orkin, Shobha, Dayanita Singh, Gerda Taro E Newsha Tavakolian.