Marcus Miller, the superman of soul in scena al Blue Note


Silvio Sbrigata

16 Apr 2005 - Commenti live!

Milano Un'atmosfera calda sin dalle prime note, quelle di Bruce Lee. Il sapore è vagamente orientaleggiante: ma la commistione con i ritmi della strada, con i suoni della città , con l'hip-hop è quasi obbligatoria. E' lo stile di tutto il suo ultimo disco nel quale alterna le sue composizioni, ai remake, talvolta anche un pò arditi, di successi di suoi eminenti colleghi. Ovviamente si parla di uno dei più grandi bassisti della scena musicale internazionale, probabilmente il più virtuoso e brillante, tanto per capacità compositiva, quanto per la particolare ed innovativa tecnica: Marcus Miller. Imitato ed idolatrato, da migliaia di musicisti nel mondo, non si esibiva in Italia dal lontano 1985, quando allora ventiseienne, faceva parte della band di Miles Davis, con una piccola parentesi sei anni fa, di due indimenticabili concerti con un gruppo, del quale facevano parte anche Eric Clapton, Joe Sample e Steve Gadd, e che non a caso si faceva chiamare The Legend.
In Italia, a Milano, come uniche date del tour mondiale partito venti giorni fa da Parigi, con tappe nei cinque continenti. Insieme al bassista newyorkese per la parte europea della tournèe lo strepitoso sax di Keith Anderson, il veterano Poggie Bell alla batteria, Dean Brown, unico bianco del gruppo, alla chitarra, Bobby Sparks alle tastiere e Patches Steward alla tromba. Per le musiche, inutile dire che fanno la parte del padrone quelle dell'ultimo lavoro di Miller, Silver Rain. A parte la title track, dal gusto poco velatamente reggae, peraltro scritta dal già citato Clapton, cantata anche dal bassista, gli omaggi a Stevie Wonder con Boogie On Reggae Woman, e a Jimi Hendrix con Power of Soul. Quest'ultima suonata davvero con l'anima, al punto tale da non fare rimpiangere l'assenza della chitarra hendrixiana, degnamente sostituita oltre che dal Fender bass, anche dai fraseggi di Anderson e dalle progressioni di Brown. Grande sperimentatore Miller, non si limita a far vibrare le corde -stranamente solo quattro- del suo basso, ma anche l'ancia di un sax soprano e addirittura quella di un clarinetto baritono. Strumento dal suono singolare, decisamente raro da vedere dal vivo, ancor più nelle mani di un bassista, che anche in questo modo dimostra di essere parecchio eclettico e versatile. Doti ancor più marcate se si pensa al fatto che l'ha usato per eseguire una singolare versione di Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven, in cui le parti di piano sono completamente sostituite dal basso, ottenendo un risultato a dir poco eccellente. Il tutto iniziato quasi per sfida con il figlio, ci dice durante un'intervista. Non mancano i riferementi al passato, ed in particolare al 1991, con Power of Love, durante la quale i presenti vengono completamente trascinati dallo slap milleriano. Per il bis si ritorna al presente ed al clarinetto basso, per il coinvolgente omaggio a Duke Ellington, con Sophisticated Lady. Chiusura con Frankenstein, sempre dall'ultimo lavoro: poi autografi e foto simpaticamente concessi non solo da mister pollice d'oro, ma anche da tutta la band.

(Silvio Sbrigata)


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