L’attore nella casa di cristallo – Teatro ai tempi della Grande Epidemia


a cura di Elena Bartolucci

4 Gen 2021 - Libri

Il libro L’attore nella casa di cristallo Teatro ai tempi della Grande Epidemia illustra la genesi e l’analisi di uno spettacolo teatrale progettato per rispecchiare le difficoltà artistiche legate alla pandemia da Coronavirus.

L’immagine sul titolo: scena de “L’attore nella casa di cristallo” (foto Giorgio Pergolini)

Lo scorso 15 giugno, quando era stata data la possibilità di poter riaprire i battenti, Marche Teatro ha avuto il coraggio di provare una nuova formula artistica pur di offrire un’esperienza teatrale che potesse restituire al pubblico un briciolo di normalità. La performance dal titolo L’attore nella casa di cristallo è stata allestita nel piazzale del Teatro delle Muse di Ancona e fino al 28 giugno due attori/attrici (Petra Valentini e Michele Maccaroni – Eleonora Greco e Giacomo Lilliù), rispettivamente rinchiusi all’interno di una grande teca trasparente in plexiglas, hanno dato vita alle proprie performance. Esposti allo sguardo del pubblico come animali allo zoo, gli attori manifestano la propria sofferenza per aver perso il senso del tempo: come carcerati o internati, essi sono infatti “condannati a ripetere frammenti del loro repertorio personale per non perdere la loro stessa identità”. La genialità di Marco Baliani è stata quella di riuscire a redigere testi originali partendo da brandelli di repertorio, ricordi personali o temi di particolare interesse di ciascun attore che risultassero cuciti perfettamente addosso agli artisti.

L’idea alla base dello spettacolo era di ricreare uno scenario di un futuro distopico in cui la parola chiave fosse spaesamento, rimarcando quindi “l’assenza di contatto nonché la negazione di ciò che è vitale a noi essere umani: abbracciarci, toccarci, stringerci insieme, gli uni con gli altri”.

Agli attori, nella loro condizione di totale solitudine, non resta che ripetere ciò che ricordano del loro antico mestiere per non perdere la memoria e per sperare di poter tornare presto al tempo in cui i teatri erano colmi e gli interpreti gratificati dagli applausi.

Questo libro cerca allora di raccontare come è nata l’idea alla base di questa particolare performance, di come è stato possibile effettuare le prove online tramite la piattaforma Zoom prima ancora di poter calcare un palcoscenico vero (v. le trascrizioni delle prove online) e di quali sono state le impressioni degli addetti ai lavori – in primis gli attori – nonché della carta stampata e delle persone che hanno avuto la possibilità di vedere lo spettacolo dal vivo.

Il fatto stesso che nel libro vengono riportati alcuni brevi estratti discontinui delle performance nelle teche dà la possibilità di assaggiare il senso di spaesamento provato sia dal pubblico che dagli stessi performer.

Prevedendo un numero limitato di spettatori e in ottemperanza alle prescrizioni anti-Covid, è stato consegnato un auricolare personale e una radio ricevente per poter ascoltare le parole degli attori, dando la facoltà di poter scegliere liberamente chi seguire.

Un aspetto che è stato in parte criticato dagli astanti presenti dato che, pur interessati a entrambe le performance, non era possibile seguire in contemporanea, con la stessa attenzione, le parole dei due attori in scena.

Una lettura inconsueta ma molto interessante che consente di seguire, anche attraverso delle meravigliose immagini, il processo creativo e strutturale dietro a uno spettacolo decisamente fuori dagli schemi.

Ampiamente condivisibili le parole di uno degli attori in scena, Giacomo Lilliù, il quale ha affermato che “è un progetto che ha il merito di non essere consolatorio in un momento in cui sarebbe stato facile esserlo, che ha l’ambizione di farsi non solo specchio, ma lente d’ingrandimento del momento socio-storico: attori in confusione semi-reale, che non sanno più per chi stanno recitando; spettatori incerti del proprio ruolo, timidi a battere le mani anche se sentono che è giusto farlo, privati dell’affetto di qualsiasi inchino; passanti che si fermano per un attimo ad ammirare questo eccentrico zoo di vetro […]”.

Se in questo particolare momento storico il senso di astinenza di poter andare a teatro si sente con maggiore preponderanza e non solo gli addetti ai lavori anelano alla possibilità di poter tornare a lavorare, esibirsi e sentire il contatto con il pubblico, questo libro regala almeno il sogno di stare in una platea e poter battere di nuovo le mani alla fine di uno spettacolo.

Testo e regia di Marco Baliani, idea di Velia Papa, scenografia e luci di Lucio Diana e costumi di Stefania Cempini.

Il libro è stato scritto da Marco Baliani e Velia Papa ed è edito da Titivillus per la collana Le Mostre.

L’evento è stato da noi raccontato:

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