Terza serata Jazz a Macerata: tutto bene ma…


Manuel Caprari

28 Mar 2004 - Commenti live!

Macerata mercoledi 25 febbraio. Terza serata della stagione jazzistica del teatro Lauro Rossi. Concerto diviso in due set: il primo con il trio del pianista Andrea Pozza, con Luciano Milanese al basso e Stefano Bagnoli alla batteria; il secondo con l'aggiunta di Patrizia Conte alla voce. Nel primo tempo il trio ha eseguito, oltre a un paio di brani propri, alcuni standards come I'll Remember April, These Foolish Things, Get Happy; con uno stile elegante e raffinato, forse fin troppo, che sfiora la maniera e a tratti risulta un po' freddino; ed è un peccato, perchè il trio si mostra veramente affiatato e senza protagonismi, tutti e tre si ritagliano ottimi assoli, e insieme si amalgamano alla perfezione. Però l'unico momento in cui ci si emoziona veramente è nell'esecuzione di un brano di Theolonius Monk, pezzo sincopato, difficile, tutto controtempi e cambi di ritmo come praticamente tutti i brani del geniale pianista, e che dà modo al trio di esibire un pizzico di verve in più rispetto al resto del concerto.
Il secondo tempo del concerto è tutto per la cantante Patrizia Conte, che si cimenta in una serie di canzoni arcinote, da Like Someone in Love a Speak Low, da I'm Glad There is You a Tenderly. Da Cheek to Cheek a Lush Life, da Come Rain or Come Shine a I'm Beginning to See the Light. Patrizia Conte ha una capacità vocale e una padronanza tecnica straordinarie; peccato però che da una parte usi le sue capacità in maniera troppo virtuositica, esibizionista e troppo legata a modelli di canto ormai codificati; e che, d'altra parte, sdrammatizzi troppo l'atmosfera con un umorismo sbracato, da sagra paesana, con cui cerca di accattivarsi le simpatie del pubblico non solo tra una canzone e l'altra, il che può anche essere simpatico, o perlomeno perdonabile, ma anche durante l'esecuzione delle canzoni stesse, il che è francamente insopportabile; così che l'unico momento emozionante della sua performance è l'interpretazione di una romanza napoletana, eseguita con accompagnamento di solo pianoforte, unico brano in cui la cantante fa sfoggio, oltre che di notevole abilità tecnica, anche di notevole pathos e partecipazione emotiva. E ci fa rimpiangere un concerto che sarebbe potuto essere travolgente.

(Manuel Caprari)


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