L’incanto del pianoforte di Ilia Kim


di Elena Bartolucci

7 Nov 2012 - Commenti classica

iliakim_MusiculturaonlineMacerata – Martedì 6 novembre, nell’atmosfera raccolta della sala da concerto del Teatro Società Filarmonico-Drammatica il pubblico presente ha assistito a un magnifico concerto per pianoforte della musicista di origine coreana Ilia Kim, considerata una delle più interessanti artiste nel circuito musicale odierno. Si è esibita in quasi tutto il mondo, collaborando con le maggiori istituzioni orchestrali italiane ed internazionali. Vanta anche collaborazioni degne di nota come quella con Andrea Bocelli e Sandro De Palma nel 2001 con l’esecuzione in prima assoluta del lavoro di Azio Corghi Malinconia, ninfa gentile (una composizione per canto, due pianoforti e orchestra d’archi con la direzione di Donato Renzetti). Lo scorso luglio si è inoltre esibita al Tiroler Festspiele dove ha eseguito in prima assoluta il lavoro di Giovanni Sollima, Virginal Dream.
La particolarità di quest’artista sta anche nel fatto di presentare ciascuno dei pezzi in programma con delle brevi conversazioni introduttive per il pubblico spettatore. Con poche ma chiare parole accompagnate da qualche breve nota al pianoforte è riuscita a dar voce alla musica che avrebbe di lì a poco eseguito con grande maestria e intensità espressiva.
La prima proposta riguardava il compositore Cèsar- Auguste Franck (1822-1890), un musicista che segnò profondamente la vita musicale francese del XIX secolo per la sua abilità e la geniale inventiva come organista. Nel Preludio, Corale e Fuga i temi caratterizzanti ritornano e vengono ripresi nel corso dell’opera, assicurando continuità all’intero componimento. Nel Preludio vengono evocate la tristezza, l’incertezza e l’angoscia, nel Corale arriva la preghiera intesa come dal cielo o anche come voce della coscienza, mentre nella Fuga emerge inizialmente una violenta lotta interiore, che si scioglie poi con l’accettazione della voce interiore e il conseguente arrivo di un’immensa gioia.
Si è proseguito con alcuni Prèludes (dal 7 al 10 del primo volume) di Claude Debussy (1862-1918), uno straordinario pianista che era dotato di un suo modo speciale di toccare i tasti, ottenendo così delle sfumature timbriche inedite. I Prèludes sono considerati la summa dell’arte pianistica di questo compositore, in quanto custodiscono tutta la sua poetica musicale. Ce qu’a vu le vent d’Ouest rievoca con ritmo vivace e allo stesso tempo tumultuoso ciò che ha visto il vento dell’Ovest dall’Atlantico: tempeste, piogge battenti e grida d’aiuto di naufraghi caduti in mare. Si passa a note molto più dolci con La fille aux cheveux de lin, che rappresenta una giovane ragazza dai capelli come di lino che sta canticchiando su un prato fiorito. La sèrènade interrompue è invece un brano dai toni moderatamente animati ma densi di malinconia che descrive una languida serenata moresca interrotta. A seguire La Cathèdrale engloutie, che rievoca l’immagine di una misteriosa cattedrale che, secondo una leggenda bretone, è stata inghiottita dalle acque, ma per un attimo riemerge evocando il suono delle campane, dell’organo e del coro per poi sprofondare di nuovo nella nebbia. L’Isle Joyeuse, infine, ritrae l’isola di Venere, giocosa con le varie fontane e ruscelli, ricreando un ritmo allegro e brillante.
Si è passati poi alla Ballata n.2 in si minore di Franz Liszt (1811-1886), che racconta la tragica storia tra il giovane Leandro ed Ero, la sacerdotessa di Afrodite. Ogni sera Leandro attraversava un tratto di mare a nuoto per raggiungere la sua amata, ma una notte sopraggiunse una tempesta e Leandro perì tra le onde. All’alba, ritrovato il cadavere del giovane, Ero si suicida gettandosi da una torre. Come sapientemente illustrato dall’interprete Kim, ci sono diversi elementi simbolici quali il mare, Leandro, Ero, Poseidone e l’amore dei due, che Liszt è riuscito a tradurre con un linguaggio appassionato e a tratti malinconico.
La serata è proseguita con uno dei più importanti esponenti della musica spagnola, Isaac Albèniz (1860-1909), di cui sono stati proposti tre diversi brani capaci di ricreare dei quadretti di vita spagnola dai ritmi decisi: Rumores de la caleta, Sous le palmier e Seguidillas.
In conclusione la pianista Ilia Kim ha proposto lo Scherzo n.2 op.31 di Fryderyk Chopin (1810-1849), un pezzo tra i più amati del repertorio pianistico dalla ricca esplorazione timbrica e tonale. Dedicato alla contessa Adèle Fà rstentein, questo brano è una sorta di poema danzato dal finale travolgente, dove prevale il ritmo del valzer che quasi si tramuta in un colloquio tra le voci dell’uomo e della donna durante il ballo.
Visto il profluvio di applausi finali l’artista Kim si è lasciata andare e ha concesso il bis, suonando due pezzi di Chopin, tra cui un meraviglioso e famosissimo Notturno.

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