Nostra intervista al cantautore Roberto Pezzini


a cura della Redazione

27 Lug 2020 - Commenti live!, Musica live

Abbiamo incontrato e intervistato il cantautore nativo milanese, umbro d’adozione Roberto Pezzini che ha al suo attivo l’album “Sostrano”, uscito nel 2018.

Roberto Pezzini è un cantautore nativo milanese, umbro d’adozione. Il suo canzoniere veste di modernità la tradizione cantautorale italiana, permeandola di suggestioni sonore eterogenee (tra le altre, rock, pop, grunge, reggae, folk). Ama ricercare, nei suoi testi, l’ironia nella profondità e la leggerezza nella serietà. Ha all’attivo un album, “Sostrano” (2018), del quale è autore, arrangiatore, cantante, chitarrista e produttore. Al lavoro in studio affianca una intensa attività live.

INTERVISTA

D. Lei ha all’attivo un album (“Sostrano”, 2018) di cui è autore, arrangiatore, cantante, chitarrista e produttore, nel quale sembrano coesistere indagine antropologica e ironia. Com’è nato questo progetto discografico? L’approccio scanzonato a tematiche serie è un po’ il suo marchio di fabbrica?

R. Fare un disco è la naturale conseguenza di chi fa il cantautore. Io ci sono arrivato tardi, probabilmente, ma questo non mi ha fatto esitare. Non voglio far sì che le logiche del mondo possano influenzarmi più di tanto. Il sogno di fare il musicista ce l’ho da quando sono ragazzino, ma ho cominciato a pensarci sul serio solo otto anni fa, in occasione di un ritiro spirituale su una collina di Pietralunga (Umbria). È lì che, insieme ad altri musici e amici, prese vita Meglio le scimmie con le banane, la canzone che mi ha accompagnato per anni. Da quel momento in poi ho avuto modo di incontrare musicisti talentuosi e belle persone che mi hanno accompagnato (e consigliato) in questo percorso, fino ad arrivare alla produzione del mio primo disco. Per quanto riguarda l’approccio scanzonato, le tematiche serie o il marchio di fabbrica non sono cose su cui pongo troppo l’attenzione. Le mie canzoni sono una conseguenza di ciò che vedo, sento e vivo. Sono davvero così come dico nei miei testi, non è un marchio di fabbrica! E se proprio non riesco ad essere esattamente come dico, faccio di tutto per esserlo. Se canto per raccontare una cosa non vera, per quale motivo dovrei cantare? Io voglio cantare per dire qualcosa di vero, perché quello che dico possa essere importante per qualcuno.

D. Può raccontarci un aneddoto particolare relativo al “Sostrano Tour”?

R. Una volta stavo a “La Cantinetta della Locanda del Borgo”, un piccolo locale in Umbria che ha sempre organizzato musica dal vivo di qualità e con molto seguito. Quella sera alle 22.00, ora in cui io e Michele Fumanti (il mio tastierista) dovevamo suonare, per qualche concomitanza astrale, non c’era nessuno. Alle 23.00, ancora nessuno. Cominciammo a suonare a mezzanotte con sette persone ad assistere. Ma questo non mi demotivò. Cantai. Cantai cercando di dare tutto quello che avevo in quel momento. Per quelle sette persone. Perché sette persone sono sette anime. E ogni anima è preziosa. E non si può mai sapere cosa può scaturire in una persona: una parola, un gesto, uno sguardo…una canzone. Cantai. Con questa consapevolezza dentro, perché donarsi è sempre la cosa giusta da fare. A fine serata avemmo modo di conoscere di più le persone presenti, poterci parlare. Tra di loro c’era un organizzatore di un festival che quella sera mi propose di aprire il concerto di Noemi che lui stava organizzando. Non fu un caso. Il caso non esiste.

D. La sua carriera è costellata di premi e riconoscimenti nazionali. Ce n’è uno, in particolare, che l’ha resa particolarmente orgoglioso?

R. Fa piacere ricevere premi. Un premio è un riconoscimento che può dare un riscontro sul valore di un lavoro svolto. Ma anche senza ricevere premi, un buon lavoro va riconosciuto, in primis da se stessi. Un premio può accrescere sicurezza e autostima, ma è fondamentale che queste ci siano di partenza, altrimenti nessuna situazione esterna potrà mai colmare questo vuoto. Un premio può darti visibilità e darti la possibilità di conoscere persone che lavorano nell’ambiente musicale. Il successo, però, non viene dai premi, ma dall’attitudine, dal talento, dalla tenacia, dalla fiducia, dalla disponibilità, dall’autenticità…Questo per dire che i premi in se stessi, lasciano il tempo che trovano e finiscono a prendere polvere su una mensola in salotto. Per esempio, se ti sei esibito ad un concorso e…conosci un produttore che vuole darti una mano…oppure conosci dei musicisti con cui condividere musica…oppure persone con cui stringere un’amicizia, coltivare un amore…oppure durante una canzone regali un pezzo di te che qualcuno custodirà per anni…oppure vinci il concorso…ecco, tra questi, qual è il premio più importante? Dicendo questo non voglio assolutamente sminuire i risultati che ho ottenuto, né le persone che mi hanno conferito questi riconoscimenti. Mi sono serviti. Fortunatamente non per accrescere il mio ego. E comunque sì, c’è stato un premio che mi ha segnato di più…Ma non voglio dirlo. Non voglio alimentare in nessun modo il mio orgoglio. Il percorso che voglio fare è esattamente l’inverso.

D. Parte della critica l’ha accostata a Francesco Gabbani. Ritiene che ci sia realmente una cifra stilistica comune?

R. La ragione per cui alcuni mi hanno accostato a Gabbani è perché il mio primo singolo Meglio le scimmie con le banane è uscito nel dicembre 2017 (anche se la nascita della canzone risale al 2012, come ho scritto nella prima risposta) e in quell’anno Gabbani vinse Sanremo con Occidentali’s Karma, dove nel ritornello cantava di una scimmia nuda che ballava. Ecco il perché dell’accostamento. Fine della storia.

D. Nell’Ottobre 2019 ha iniziato una collaborazione artistica con il Movimento Culturale Internazionale “Our Voice”. È stato un incontro casuale?

R. Assolutamente no. Come dicevo il caso non esiste. Ho conosciuto il movimento Our Voice anni prima, perché ci siamo trovati nello stesso percorso spirituale e di lotta sociale. Our Voice è un movimento culturale internazionale composto da centinaia di giovani che, attraverso l’arte e ogni tipo di mezzo comunicativo e sociale, denunciano le ingiustizie che affliggono il mondo. Ho collaborato con loro nella realizzazione del video originale di Manca e in quell’occasione fu piantato un piccolo seme che mesi dopo fiorì nella nascita del gruppo Our Voice di Gubbio, città in cui vivo da dieci anni circa. Sostenere questi ragazzi e collaborarci è per me un privilegio.

D. Domenica 19 luglio 2020, in occasione della commemorazione della strage di via D’Amelio, è uscita su tutti i digital stores la versione acustica di Manca, sempre in collaborazione con il Movimento Culturale Internazionale Our Voice. Com’è nata l’idea di una rilettura arpa e chitarra di un brano già pubblicato (la versione ufficiale è dell’Ottobre 2019), accompagnato tra l’altro da un nuovo videoclip?

R. Dopo aver pubblicato il video originale di Manca, Stefano Centofante (un ragazzo degli Our Voice) mi fece questa proposta: realizzare una versione acustica della canzone con un video, magari più artigianale (tipo io che suono in uno studio di registrazione con dei musicisti…). In questo progetto gli Our Voice si sarebbero occupati della regia. Acconsentii subito. Ma poi, a causa dei tempi di lavorazione della canzone in acustico, degli impegni imprevisti degli Our Voice e, non da meno, a causa di una pandemia mondiale… la produzione subì dei ritardi e delle inevitabili modifiche. Quindi ho trasformato questo “intoppo” in un’opportunità e per questo nuovo video ho coinvolto non solo gli Our Voice a livello nazionale, ma soprattutto il gruppo appena nato di Gubbio. Per la regia ho contattato Maddalena Vantaggi, con cui condivido un percorso professionale che parte dal mio primo videoclip a quest’ultimo, il quarto. A causa delle restrizioni sul contatto sociale, tutti i ragazzi coinvolti hanno fatto le riprese dalle loro abitazioni con i propri telefonini. L’eterogeneità stilistica del materiale ricevuto, ha spinto Maddalena a realizzare un video diverso dai precedenti. Anche questo è stato uno stimolo. Per quanto riguarda l’inserimento dell’arpa ci ho pensato perché avevo da poco conosciuto Maria Chiara Cannelli, una ragazza di Gubbio che la suona. Per l’arrangiamento mi sono affidato per la prima volta a Giampaolo Cavalieri, chitarrista ora entrato a tutti gli effetti della mia band.

D. La trattativa stato-mafia e gli omicidi di stato, partendo dal caso di Attilio Manca, vengono denunciati nel brano Manca con forza e carica emozionale. Qual è stata la spinta per la composizione di un testo che tratta una tematica così importante?

R. Il mondo sta andando come sta andando perché come esseri umani non stiamo rispettando una delle più grandi leggi che governano l’armonia nell’universo: non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te. È una legge d’amore. E l’amore (nel senso più profondo e alto che possiamo intendere) è l’energia creatrice a cui tutto risponde. Ma non c’è amore senza verità e giustizia. Nella mia vita ho avuto il dono di conoscere persone importanti, speciali, che dedicano la propria esistenza ad una missione sociale. Manca è nata dopo che ho ascoltato il giornalista di “Antimafia2000” Lorenzo Baldo, alla presentazione del suo libro La mafia ordina: suicidate Attilio Manca, presentazione che io ed altri ragazzi organizzammo a Perugia. In quell’occasione mi è scattata la scintilla, l’idea della canzone. L’intenzione era quella di usare la parola “manca” sia per fare riferimento al caso di Attilio Manca, che per porre in evidenza quello che manca in Italia nella lotta alla mafia, impiegando parole forti per denunciare la trattativa stato-mafia e gli omicidi di stato.

D. C’è un nuovo album all’orizzonte? Può anticiparci qualcosa?

R. Certo, c’è un nuovo album all’orizzonte. Ho cominciato ad arrangiare le canzoni con la mia super squadra di musicisti e stiamo andando alla grande! Tutti siamo nella giusta onda creativa e lavoriamo a servizio delle canzoni, senza dare spazio a inutili e controproducenti personalismi. Questa non è una cosa scontata! Io mi affido molto alla loro professionalità e alla loro sensibilità musicale, e un sano confronto ci permette di dare il meglio per vestire le canzoni ognuna con il giusto abito. La formazione di base con cui stiamo facendo le prove è composta da me (voce e chitarra), Franz Piombino (basso), Riccardo Fiorucci (batteria), Michele Fumanti (tastiere) e Giampaolo Cavalieri (chitarre), ma non è detto che in un secondo momento non si possa aggiungere qualcun altro… La produzione si sta facendo a Gubbio da Walter Lanzara, nel mio studio di registrazione di fiducia “Al Fondino”. Il disco uscirà l’anno prossimo e altro non posso dire. Anzi sì, qualcosa posso dirlo: il 22 Ottobre, in occasione dell’anniversario della morte di Stefano Cucchi, uscirà Un ragazzo complicato, un mio brano nuovo che parla della sua storia.