“La Traviata” di Svoboda ritorna allo Sferisterio di Macerata


Alberto Pellegrino

4 Ago 2012 - Commenti classica

Macerata. Il nuovo direttore artistico di Macerata Opera Festival, Francesco Micheli, ha voluto aprire la stagione lirica 2012 inserendo in cartellone la storica Traviata messa in scena con le scenografie di Josef Svoboda e la regia di Henning Brockaus, per i ricordare i venti anni di quella memorabile edizione dell'opera e i dieci anni della morte del maestro praghese.
Quando nel marzo 1992 il nuovo sovrintendente dello Sferisterio, Claudio Orazi, incontra Svoboda a Parigi per proporgli la scenografia dell'opera verdiana in cartellone, la prima reazione del maestro è La Traviata all'aperto non si può fare; è un'opera dal tratto intimista, non si può fare . Sull'incontro cala il silenzio e Svoboda si chiude in se stesso a riflettere, poi esclama Forse un modo potrebbe esserci: abbiamo bisogno di una lama di luce, una lama di luce nel vuoto; un'apparizione . Quindi dalla tavola imbandita prende un coltello, lo inclina sopra un tovagliolo che raggrinza e fa scorrere sotto la lama: Così, sotto una lama di luce, può scorrere la storia di Violetta, possiamo forse sfogliarla come un grande album di immagini dipinte . Quando arriva allo Sferisterio, chiede di essere lasciato solo nel teatro, cammina e riflette per ore di fronte a quel grande palcoscenico cambiando punto di vista dalla platea e dai palchi. Più tardi Svoboda dirà : Ho incontrato uno spazio teatrale davvero straordinario. Penso che esistano pochi posti al mondo capaci, come succede allo Sferisterio di Macerata, di ispirare a prima vista uno scenografo . Quella prima intuizione di una lama di luce diventa uno specchio di 250 metri quadrati che trasforma lo Sferisterio in una officina delle meraviglie grazie anche alle successive scenografie di La sonnambula (1992), Lucia di Lammermmor e Rigoletto (1993), Attila (1996). Con questa sua felice intuizione Svoboda supera quella angoscia del vuoto che sempre lo prende di fronte a un palcoscenico e ad una platea vuoti: Ogni volta chiedo al palcoscenico vuoto se si aprirà a me perchè possa riempirlo, scopro con meraviglia sempre nuova l'eccezionale bellezza di quella scenografia inesistente Quando mi siedo in platea, in una platea deserta, e guardo lo spazio oscuro del palcoscenico, vengo ogni volta preso dal timore di non riuscire a penetrarlo di nuovo. E mi auguro che questo timore non mi abbandoni mai. Senza il tentativo di svelare il segreto della creazione, non vi è creazione . Svoboda riempie lo spazio vuoto dello Sferisterio con un'immagine riflessa della realtà , riempie il vuoto e invita il pubblico a vivere con lui una straordinaria avventura dove sogno e realtà trovano una precisa e comune dimensione. Del resto anche in altre occasioni Svoboda aveva subito il fascino dello specchio, basti pensare all'Amleto (1965), alle Nozze di Gombrowics (1968), al Faust (1997), ma mai aveva sperimentano questo strumento ottico in una grande spazio aperto, riuscendo a creare uno spettacolo che è entrato nella storia del melodramma.
Josef Svoboda (1920-2002), che deve essere considerato la personalità più importante nelle arti dello spettacolo della seconda metà del Novecento, compie i suoi primi studi di falegnameria e di architetture di interni, frequenta corsi di arte e di filosofia nell'Università di Praga, segue dei corsi di architettura alla Scuola Superiore di Arti Applicate. Inizia quindi la sua carriera di scenografo tenendo conto soprattutto delle ricerche fatte dall'avanguardia ceca nel campo della luce, della fotografia e del cinema applicati alla scena teatrale. Diventa a sua volta un formidabile sperimentatore nel teatro della Lanterna Magika, inventando fra l'altro il Polyekran, in cui il suono veniva collegato ad una proiezione multipla su diversi schermi: Un caleidoscopio dalle trasformazioni ritmiche che gioca simultaneamente sul significato documentario e filosofico delle immagini, sull'effetto sorprendente del loro apparire, sul carattere poetico delle loro combinazioni infinitamente variabili (Denis Bablet). Altra straordinaria invenzione è il Diapolyekran, una superficie frazionabile in 112 schermi quadrati sui quali retroproiettare delle diapositive con contenitori in grado di portare fino a 80 immagini. Grazie a queste invenzioni, all'uso personale delle luci, al light designer, Svoboda entra da protagonista nel mondo dello spettacolo con una capacità di sperimentare a tutto campo, usando materiali atipici e audaci accorgimenti tecnici, ma rimanendo sempre fedele ai contenuti del testo: Caratteristica del suo lavoro, anche osservato dalla prospettiva melodrammatica, è l'avere creato ogni volta un pezzo unico, uno spazio immaginario e spirituale inconfondibile, oltre che radicato nelle ragioni intime della musica e della drammaturgia (Angelo Foletto).
Così ancora una volta allo Sferisterio è ritornata la magia di questa Traviata da sfogliare come un album della memoria, ma anche da vivere intimamente come il riflesso di intense emozioni. Al suo rinnovato successo hanno certamente contribuito gli interpreti principali che hanno dato una valida prova canora e interpretativa: il soprano Myrtò Papatanasiu è stata una Violetta appassionata e drammatica, il tenore Ivan Magrì ha bene impersonato gli slanci giovanili di Alfredo e il baritono Luca Salsi ha indossato le vesti del padre, conferendo misura e credibilità a questo difficile e controverso personaggio.
(Alberto Pellegrino)


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