Ravello Festival e il rito Wagner


Anna Indipendente

24 Ago 2011 - Commenti classica

Ravello (Sa). Sabato 23 luglio in una fresca e ventosa serata d'estate sullo spettacolare palco (pare sospeso nel vuoto) ideato da Paolo Caruso negli anni cinquanta del Belvedere di Villa Rufolo, si è consumato l'irrinunciabile rito wagneriano con la tradizionale presenza dell'Orchestra del S. Carlo di Napoli diretta dal carismatico Michail Tabachnik e con la partecipazione del teutonico soprano Martina Serafin. Insieme hanno fatto rivivere la magia dei brani sinfonico-vocali più noti del nume tutelare del festival, che nel lontano 26 maggio 1880 ebbe a passare da Ravello rimanendo letteralmente ammaliato dalla bellezza ambientale, storica (villa Rufolo risale al 1270) e dalla mitezza climatica di questo luogo, trovando qui ispirazione per gli schizzi del secondo atto del Parsifal: “Il giardino incantato di Klingsor è trovato“, scriveva Wagner nel registro dei forestieri di palazzo Rufolo (Westernhagen, Wagner, Torino, 1977, p.642). à per questo che il Ravello Festival, uno dei più antichi d'Italia, da sempre spazia tra arti musicali, coreutiche, visuali e drammatiche (il Gesamtkunstwerk, opera d'arte totale, sintesi di tutte le arti) nel costruire gli eventi del suo cartellone, che quest'anno arriva a racchiudere ben 50 spettacoli nell'arco poco più di due mesi, tenuti insieme dal leitmotiv del viaggio, ad onta dei non facili tempi di vacche magre. Il viaggio è la metafora del dinamismo della vita: si parte, ci si allontana dal noto per affrontare l'ignoto, l'imprevisto, obbedendo ad un desiderio che è insieme di conoscenza e di superamento dei propri limiti, voglia di mettersi in discussione, per ritornare poi a casa più ricchi e più consapevoli interiormente. à il viaggio dell'uomo nell'uomo e allora le arti (tutte insieme) diventano gli strumenti privilegiati di questa navigazione interiore, abbattendo le dimensioni di spazio e tempo, cardini vitali del mondo esteriore.
In questa monografica serata estiva il viaggio cominciava dall'ultima opera del compositore tedesco il Preludio del 1 atto del Parsifal, emblema del Ravello Festival, che forte dei suoi contenuti di consapevolezza interiore e liberazione percorreva le rotte verso l'Ouverture del Der Fliegende Hollender, il maledetto Vascello fantasma olandese per approdare alla fine della prima parte alle struggenti note della Morte d'Isotta del Tristano, anche queste di consuetudine nella saga wagneriana del Ravello Festival. Qui la voce del soprano, in ascesa internazionale Martina Serafin, di grande perizia scenica, già molto avvezza a ruoli wagneriani ha trascinato il pubblico verso un entusiastico e scrosciante applauso, sebbene gli acuti fossero talvolta un po' troppo spinti. La seconda parte cominciava con il Preludio dell'atto 1 dei Maestri cantori di Norimberga, con un'orchestra del San Carlo quasi al top delle sue performances se non fosse stato per la sezione dei violini secondi un po' annebbiata. Il viaggio riprendeva in groppa al cavallo di Brunilde, cavalcato da Sigfrido verso le sponde del Reno nell'atto 1 del Crepuscolo degli dei e si concludeva con la Valchiria, prima con la celebre Schlefst du Gast-dormi, straniero? E poi con la famosissima Cavalcata dell'atto 3 che ha spinto il pubblico, molto numeroso, verso un calorosissimo applauso. In questa serata simbolo del Festival anche il vento ci ha messo lo zampino, facendo volare le partiture del direttore e dei musicisti senza però riuscire a creare danni all'esecuzione.
(Anna Indipendente)


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