Il fascino del Camerino Festival


Alberto Pellegrino

22 Ago 2011 - Commenti classica

CAMERINO (MC). Per la venticinquesima edizione del Camerino Festival. Rassegna internazionale di musica e teatro da camera il direttore artistico Francesco Rosati ha allestito un grande cartellone, che ha visto tra il 6 e il 18 agosto avvicendarsi sulla scena con un sapiente dosaggio solisti e formazioni cameristiche con un'accurata scelta dei luoghi deputati a ospitare gli eventi concertistici.
I solisti sono stati due straordinari pianisti come Ramin Bahrani, impegnato ad eseguire Bach. Variazioni Golberg BWW 988, e Michele Campanella con un interessante programma su List in Italia. L'Accademia Bizantina, che si esibita nella suggestiva Chiesa di S. Filippo, ha eseguito un programma incentrato sul Settecento veneziano con musiche di Vivaldi, Galluppi, Albinoni e Piatti. A sua volta la Galleria dell'Antinori nel Castello di Lanciano ha ospitato la splendida formazione del Concerto Italiano, un quintetto composto da Mauro Lopes Ferreia e Nicholas Robinson violini, Ettore Belli viola, Luca Peverino violoncello, Ugo Di Giovanni tiorba. Alla direzione e al cembalo un valente musicista come Rinaldo Alessandrini, grande conoscitore ed interprete a livello internazionale delle musiche italiane del XVII-XVIII secolo. à stato eseguito in modo magistrale un concerto intitolato 150 anni di musica italiana appositamente studiato per la suggestiva cornice barocco-rococò della Galleria dell'Antinori, un programma di musica a quattro parti come recita il programma di sala che copre i cambiamenti stilistici e formali attraverso due secoli, passando dalle forme contrappuntistiche della canzone e della sonata a quella più estroverse del concerto e della sinfonia . La formazione ha affascinato il pubblico, che gremiva il salone, con musiche di Girolamo Frescobaldi, Dario Castello, Biagio Marini, Carlo Farina e Giovanni Legrenzi, ma i vertici interpretativi si sono toccati con il Concerto per archi in sol minore di Antonio Vivaldi, il Concerto grosso op. 3 n.3 in mi minore di Francesco Geminiani e il Concerto per archi in sol minore di Baldassarre Galluppi. Un bis molto apprezzato dagli spettatori è stata una variazione sul tema della Cavatina di Figaro dal Barbiere di Siviglia di Rossini.
Evento nella serie di eventi musicali è stata la presenza nel Teatro Filippo Marchetti del Richard Galliano Tangaria Quintet formato da N. Dautricourt (violino), J. M. Ecay (chitarra), J. M. Jafet (contrabbasso), R. Mejias (percussioni) e quel vero e proprio mago della fisarmonica che è Galliano da molti considerato l'erede di Astor Piazzolla. Il musicista francese è riuscito a creare un suo personalissimo stile che nasce dalla fusione interpretativa del jazz contemporaneo, dello swing, dal tango, dal valzer musette e dalle ballades della migliore tradizione francese. A Camerino il concerto ha avuto passaggi entusiasmanti con gli interventi solistici dei vari componenti della formazione e con le esecuzioni d'insieme, che hanno raggiunto la complessa armonia e sonorità di una formazione orchestrale, con un programma che svariava dal tango al valzer, dalle melodie mediterranee ai ritmi brasiliani, da un brano di Bach alla canzone Caruso di Lucio Dalla.
Per il teatro da camera è ritornato sul palcoscenico del Teatro Marchetti il musicattore Luigi Maio che, accompagnato al pianoforte da Maestro Bruno Canino, ha magistralmente interpretato Un Peer Gynt da camera. Viaggio tra Streghe, Trolls, Diavoli e Fannulloni, un dramma fiabesco scritto e musicato dallo stesso Maio su testi di Ibsen e musiche di Grieg. Il poema drammatico Peer Gynt, scritto in Italia da Ibsen nel 1867 e rappresentato per la prima volta nel 1876 è considerato uno dei capolavori della letteratura nordica, segnando il confine di passaggio dell'autore dal romanticismo al naturalismo. Ispirato alle leggende e ai racconti popolari della Norvegia, ma anche al Don Chisciotte e al Faust, questa opera, secondo Claudio Magris, richiama il precedente Brand, un cavaliere della fede che finisce per soccombere, mentre Peer Gynt è un cavaliere del nulla, un giovane fannullone inconsistente come la cipolla, che si sbuccia strato a strato cercandone la sostanza che non c'è , un individuo che non merita nè l'Inferno, nè il Paradiso. Alla fine egli viene salvato dalla fede e dall'amore di una donna (Solveig) come Faust. Per uno che Peer soltanto negli altri è possibile che l'io dissolto ritrovi la sua interezza; nel richiamo totale di Solveig, si ricostruisce la sua identità smembrata (Rolf Fjeld). Luigi Maio ha preferito avvicinare Peer a un Pinocchio che passa di donna in donna, di avventura in avventura, che diventa ricchissimo con la tratta degli schiavi e ritorna poverissimo, perchè nella sua ingenuità lascia che gli altri lo truffino. Nella sua riscrittura teatrale e musicale, Maio realizza una sintesi dove egli interpreta il narratore (Brose, il vecchio Re dei Trolls), tutti gli altri personaggi e il coro. Egli ha inoltre ridotto per pianoforte le musiche di Grieg, anche quelle eseguite raramente (Danza della Figlia di Brose, La Serenata di Peer Gynt, Il Fonditore di Bottoni), operando una contaminazione di alcuni brani celebri come Il Mattino e La Danza di Anìtra. Infine Maio si è proposto di esaltare il rapporto tra Umanità e Trollità e di rinunciare al finale positivo della salvezza dell'eroe per mezzo della donna angelicata: Peer Gynt è un giovane scavezzacollo che, alla ricerca del facile successo, arriva a negare la sua natura umana per diventare Re dei Troll e sposare la figlia del Vecchio Brose, il Sovrano della Montagna . Alla fine dei suoi giorni, Peer scoprirà di non aver mai operato nella vita una scelta definitiva, di non essere stato mai nè un vero uomo nè un vero demonio: al pari degli ignavi danteschi, anche lui tra la Luce e le tenebre, ha scelto la penombra, rimanendo all'oscuro di ogni verità , come emerge soprattutto nella scena tra Peer Gynt e il Fonditore di Bottoni, un impiegato dell'Aldilà incaricato di fondere nel suo crogiuolo i bottoni difettosi, ovvero le anime irrealizzate come quelle di Gynt, un uomo escluso dal Cielo e dall'Inferno .
(Alberto Pellegrino)


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