“Rigoletto” e Monteverdi a Macerata
Alberto Pellegrino
9 Ago 2011 - Commenti classica
La Festa Monteverdiana
MACERATA. Un bellissimo spettacolo è stata questa Festa Monteverdiana che ha trovato il suo naturale ed elegante contenitore del Teatro Lauro Rossi di Macerata, in unica rappresentazione del 3 agosto nell'ambito di Sferisterio Opera Festival 2011.
Ad interpretare una serie di brani del grande Monteverdi è stato chiamato il Maestro Marco Mencoboni, uno dei maggiori esperti italiani di musica barocca, il quale ha eseguito i brani al clavicembalo, ha diretto un complesso di ottimi concertisti con i loro strumenti d'epoca e un gruppo particolarmente affiatato di cantanti: i soprani Francesca Lombardi Mazzulli e Pamela Lucciarini, il contralto Elena Biscuola, il controtenore Jacopo Facchini, i tenori Luca Dordolo e Matteo Mezzaro, il baritono Mauro Borgioni e il basso Davide Bonetti. Musicisti e interpreti hanno indossato suggestivi costumi barocchi dagli smaglianti colori e si sono mossi sulla scena con eleganti movenze appositamente studiate dal Maestro Pier Luigi Pizzi. Il programma è risultato quanto mai accattivante per l'intelligente scelta dei brani per la maggior parte tratti dall'Ottavo Libro dei Madrigali con versi di Ottavio Rinuccini, Francesco Petrarca e Giambattista Marino (Altri canti d'amor, Non havea Febo ancora, Il lamento della ninfa, Sì tra sdegnosi pianti, Ardo avvampo, Hor ch'el Ciel e la Terra, Altri canti di Marte). Il concerto si è aperto con la Toccata e Il Prologo della Musica dall'Orfeo di Alessandro Striggio; inoltre l'orchestra ha eseguito la Sinfonia dal Settimo Libro dei Madrigali.
La serata è stata arricchita dalla partecipazione del grande soprano Anna Caterina Antonacci, raffinata interprete della musica barocca, che ha eseguito l'aria di Orfeo Vi ricorda o boschi ombrosi, quindi ha magistralmente interpretato la celebre composizione Il combattimento di Tancredi e Clorinda dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, esprimendo la forza e la dolente passione di questo brano, i cui vari passaggi soni stati sottolineati da una coppia di bravissimi danzatori che nella parte finale hanno mimato il duello mortale tra i due cavalieri. Infine il concerto si è concluso sempre con la Antonacci che ha interpretato con soprendente brio Chi non mi conosce-Lamento della pazza del napoletano Pietro Antonio Giramo, il quale ha messo il suo senso dell'ironia al servizio del talento musicale monteverdiano.
Un Rigoletto con interpreti di valore e collocato in una suggestiva cornice
Finalmente ritorna allo Sferisterio, dopo l'edizione alquanto discutibile del 2002, un bel Rigoletto interpretato da una cast di ottimo livello nei cinque ruoli fondamentali: il giovane tenore spagnolo Ismael Jordi è stato un Duca di Mantova non solo dotato di un bell'aspetto, ma anche di una voce chiara e tecnicamente ben impostata; Giovanni Meoni nel ruolo di Rigoletto è stato un interprete esperto, capace di ricoprire il ruolo di baritono nobile all'italiana con un fraseggio raffinato e un'efficace presenza scenica contrassegnata da una gestualità contenuta e da una interiorizzazione del personaggio reso sempre credibile; il soprano Desirèe Rancatore è stata una Gilda che ha saputo esprimere ingenuità , passione e dolore con una tecnica raffinata messa al servizio dell'emissione canora sempre intensa nei volumi; infine il mezzo soprano Tiziana Carraro ha fatto ricorso alla sua esperienza e alle sue doti canore per conferire una giusta dose di sensualità al personaggio di Maddalena; il basso Alberto Rota è stato un credibile Sparafucile. L'Orchestra Regionale delle Marche e il Coro Lirico Marchigiano Bellini, ben preparato dal Maestro David Crescenzi, hanno dato buona prova di sè grazie anche alla magistrale direzione del giovanissimo Andrea Battistoni. Mauro Gasparon, che fa firmato regia, scene e costumi, ha risolto con efficacia il problema scenografico con un scena girevole che presentava i quattro luoghi deputati dell'opera: un interno rinascimentale con affreschi alla Veronese per ricordare i fasti del Palazzo Ducale di Mantova; un esterno e un interno della casa di Rigoletto; un interno della casa di Sparafucile. La regia ha fatto una precisa scelta stilistica suddividendo i personaggi in due gruppi ben precisi: da un lato la massa dei cortigiani costretti a portare per tutta la vicenda dei costumi in maschera a sottolineare la loro condizione di annoiati servitori del potere; dall'altra i protagonisti che indossano abiti ottocenteschi a cominciare da Duca che si presenta in frac durante la festa e in abito da cavallerizzo nei due atti successivi; fra queste due schiere si colloca Rigoletto che indossa nella vita quotidiana una rigorosa e impiegatizia redingote blu che sostituisce, quando ricopre il ruolo del buffone, con l'abito bianco e la maschera di Pulcinella a ricordare i celebre Pulcinella acrobati disegnati dal Tiepolo nel XVIII secolo.
Purtroppo questo Rigoletto-Pulcinella non conosce i frizzi e l'ironia del suo omonimo napoletano, ma diventa la tragica maschera dell'odio, della mancata vendetta e del dolore per la perdita dell'unico essere amato. Personaggio particolarmente amato da Giuseppe Verdi che ha messo al suo servizio un fiume inesauribile di melodia, tanto che Igor Stravinskij si è sentito di affermare che c'è più musica in La donna è mobile che in tutta la Tetralogia di Riccardo Wagner . Infatti Rigoletto è uno straordinario personaggio che sa amare, odiare e piangere: Padre? buffone? oppresso? vendicatore? Nessuno di tali definizioni esaurisce la sua figura. Rigoletto ci viene incontro come una persona completa e individuata: la prima creatura viva di Verdi e questa edizione maceratese dell'opera è riuscita a ricalcare questa celebre definizione del musicologo Massimo Mila.
(Alberto Pellegrino)