Il Requiem di Michael Haydn a Senigallia
Andrea Zepponi
30 Apr 2010 - Commenti classica
<b<Senigallia (AN). Il 1771 fu un anno terribile per Michael Haydn (Rohrau1737-Salisburgo1806): la dolorosa ispirazione che lo portò a scrivere un Requiem per soli, coro e orchestra per la morte del suo beneamato mecenate, l'arcivescovo di Salisburgo (16 dicembre 1771), riflette sicuramente anche le emozioni provocate in quello stesso anno dalla perdita della figlia. Dal momento in cui raggiunse il più famoso fratello Joseph a Vienna (1745), le tappe della sua carriera lo affermarono più efficacemente sul versante sacro: cantore nel coro della cappella di S. Stefano, poi nel 1757 nominato Kapellmeister a Grosswardein, nel 1762 Hofmusicus e Concertmeister a Salisburgo alla corte dell'arcivescovo Colloredo, prima come supplente di Leopold Mozart, e di Antonio Salieri, poi (1781) come successore del grande Amadeus, svolse attività di compositore e di organista presso varie chiese. Il suo talento, anche se più apprezzato dai contemporanei nella musica sacra, fu indubbio anche nella musica profana: di lui si ricorda l'opera Andromeda e Perseo, ben 46 sinfonie, 5 concerti, divertimenti e varia musica strumentale. Esperto autore di musica in lingua latina, secondo le direttive di riforma dell'arcivescovo Colloredo, Michael Haydn si dedicò con successo anche alla composizione in tedesco, grazie a una sicura conoscenza della vocalità e delle risorse strumentali.
Il Requiem pro defunto Archiepiscopo Sigismundo per soli, coro e orchestra di Michael Haydn, il cui nome molto risente dell'enorme fama del fratello, è stato proposto (in una pregevole riduzione per pianoforte) con successo a Senigallia (AN), lo scorso 31 marzo 2010, all'Auditorium della Chiesa dei Cancelli nell'ambito del concerto di Pasqua. I solisti erano Marta Torbidoni – soprano, Mariangela Marini – mezzosoprano, Alessandro Pucci – tenore, Gianni Paci baritono; al pianoforte era il M Stefano Grassoni, e il direttore M Massimo D'Ignazio alla testa della Corale Luigi Tonini Bossi di Senigallia.
Molti sono i parallelismi e le similarità tra il Requiem di Michael Haydn e il successivo capolavoro rimasto incompiuto di Mozart. Il movimento di apertura, Requiem Aeternam, mostra un rimarcabile senso strutturale e della sonorità . Nel momento del Te decet hymnus Michael Haydn assegna alla parte acuta del coro un canto gregoriano; al Christe eleison il coro e solisti entrano in dialogo antifonale e poi il contralto emerge in una sezione più drammatica, introdotta dal Mors stupebit del soprano; il Ricordare Jesu Pie introduce il tenore con una tonalità maggiore, indi lo Juste iudex, completato da un lamentoso Ingemisco ed un lirico Confutatis Maledictis del basso; spogli accenti punteggiano il Confutatis e il soave Oro supplex. Una stupefacente similarità tra Haydn e Mozart sta nel ritmo del motivo Lacrimosa chiuso da un esteso Amen, che è il movimento più lungo del Requiem. Il tenore ritorna con il Domine Jesu in dialogo con il coro; le armonie di questo scivolano inesorabilmente verso un abisso dal quale il basso solista proclama il suo grido di liberazione che prelude al Sed Signifer Sanctus del soprano. La fuga Quam olim Abrahe mostra una sorprendente analogia ritmica di Haydn con quella dei fugati del Requiem mozartiano. Il Sanctus ritorna alla grandezza del movimento di apertura, con una maestosa introduzione protesa verso l'Osanna che procede nel culminante Benedictus, in quest'opera il brano più rappresentativo dello stile venato di classicismo di Michael Haydn; una elegante solennità ritorna con l'Agnus Dei con le accorate richieste di pace del coro in un crescendo di religioso fervore: la discesa verso la Lux Aeterna è corredata di pagine musicali gestite magnificamente. Il vigoroso Cum Sanctis Tuis offre la sensazione un'ottimistica weltanschaung, sottolineata da un nobile procedere della parte del basso; la richiesta della pace eterna allude ad una visione paradisiaca attraverso un gentile accompagnamento degli archi che sfocia in una progressione nel Cum Sanctis Tuis: qui un dio misericordioso promette la redenzione e su tutto prevale un solenne, illuministico ottimismo. Non crediamo di essere lontani dal vero additando il Requiem di Michael Haydn come uno degli antecedenti più certi di quello mozartiano.
Nel magnifico Auditorium della Chiesa dei Cancelli, ricavato dal restauro della monumentale chiesa neoclassica fatta edificare a Senigallia da Pio IX, la Corale Luigi Tonini Bossi ha dato il meglio di sè mostrando una buona preparazione vocale e musicale: vocalmente ben impostata la compagine dei tenori, che è il lato più sensibile di ogni corale, era altresì ben unita alle altre sezioni in un efficace amalgama valorizzato dalla pregevole riduzione per pianoforte del M Stefano Grassoni; anche le promettenti voci dei giovani cantanti solisti hanno trovato un degno banco di prova nell'opera haydniana e sono state sostenute dalla direzione garbata e sensibile del M Massimo D'Ignazio, che è nato a Senigallia nel 1958, ha iniziato da giovanissimo lo studio del pianoforte sotto la guida del M Luigi Tonini Bossi, ha conseguito la maturità scientifica e si è diplomato in Musica Corale e Direzione Coro presso il Conservatorio G. Rossini di Pesaro. Dal 1979 ha assunto la direzione della Corale G. B. Pergolesi , ora Associazione Corale Luigi Tonini Bossi di Senigallia, con la quale svolge una notevole attività concertistica in Italia ed all'estero.
(Andrea Zepponi)