Grande qualità al Canto Festival 2009


di Valentina Magro

4 Nov 2009 - Commenti classica

AMANDOLA (FM) – Si è conclusa sabato 31 ottobre la 2° edizione del CantoFestival 2009, Rassegna di vincitori e segnalati di Concorsi lirici internazionali italiani. Sapevamo che c’erano tutte le premesse per un evento di altissima qualità e in effetti tutte e tre le serate hanno superato ampiamente le già grandi aspettative. Ma andiamo con ordine.
Dopo il pomeriggio del 29 dedicato al tema “La situazione Musicale nelle nuova provincia di Fermo” con le autorità politiche del fermano, gli enti e le associazioni, nel dopo cena è partita la full immersion nel mondo della lirica, del canto, della musica. Il M° Gianfranco Stortoni, nella Sala Multimediale della Mediateca della Scuola di Musica e Danza La Fenice, ha condotto un’introduzione all’opera in maniera assolutamente anticonvenzionale e in parte mirata a far cadere quei luoghi comuni che ormai da tempo avvolgono l’opera lirica e chi ruota intorno a questo mondo. Ha esordito spiegando la sua funzione professionale, in verità poco nota ai più, di Direttore musicale di palcoscenico; un ruolo molto delicato e poco praticato che necessita di grande compotenza e versatilità. In seguito la vena provocatoria di Stortoni si è messa subito in evidenza in un lungo e acceso dibattito con uno dei rappresentanti del gruppo “Gli Amanti della Lirica” di Amandola sul tema che da sempre divide gli appasionati d’opera tra coloro che si lasciano trasportare dalla musica e dalla sua emozionalità e coloro che, fedeli alla tradizione italiana del belcanto, prestano maggiormente la loro attenzione al testo, alle doti vocali del cantante, all’aspetto insomma più tecnicistico. Dibattito che ha visto la partecipazione attiva degli artisti del CantoFestival e che ha dato molti spunti per una riflessioni su vari livelli; uno dei nodi principali dell’intervento di Stortoni è stato sicuramente quello di riaffermare il carattere in origine molto popolare dell’opera. In principio infatti, La vita teatrale era segnatamente radicata e legata alle consuetudine cittadine. Lo spettacolo operistico era di solito occasione per visite, conversazioni e perfino giochi di carte nei palchi, tutte attività che distoglievano l’attenzione degli ascoltatori, richiamata soltanto nei momenti in cui si esibivano i cantanti più ammirati. […] Del resto, le opere del Settecento non erano concepite per essere ascoltate con grande attenzione e al buio, come accade oggi: la platea rimaneva illuminata da molte candele che rimanevano accese anche durante lo spettacolo. (1) A noi tutto questo sembra molto strano, ma se può avere senso l’introduzione da parte di R. Wagner di una concezione sacrale dell’opera, da ascoltare e vedere al buio del teatro, non ha sicuramente senso la concezione moderna dell’opera stessa che, come dice Stortoni, è limitativamente classificata come un prodotto culturalmente alto, borghese, se si può dire, adatto solo agli esperti del settore. La musica non ha bisogno di intelletto, non deve essere capita perchè il linguaggio musicale si autodefinisce; ecco quindi che entra in ballo il secondo nodo pricipale della discussione, ovvero la grande importanza del lasciar scorrere le sensazioni dal momento in cui ci si pone all’ascolto e alla visione dell’opera. Sensazioni che non possono essere imbrigliate dalla tensione al tecnicismo, alla ricerca dell’intonazione perfetta del cantante nonchè del suo fraseggio; l’opera insomma è un’espressione diretta che si basa soprattutto sull’emotività provocata dalla musica. Ed è proprio su questo tema che la discussione con i presenti si fa più accesa. Su quale aspetto sia più importante soffermarsi: sulla parte tecnica del canto o sulle sensazioni trasmesse dalla musica? In effetti credo nessuna o entrambe, l’opera è uno spettacolo anzi, la forma di spettacolo che racchiude forse il maggior numero di arti in una sola performance: la musica, il canto, il teatro, la danza. Tutto concorre a far rivivere in noi la storia raccontata, così la stecca di un cantante nel momento di massimo pathos ci delude come la scarsa attorialità di un maestro del bel canto. Probabilmente la riflessione potrebbe spostarsi un po’ più la… in un’epoca in cui si assiste alla banalizzazione della musica, alla funzione di compagnia che spesso le viene attribuita, al suo essere declassata a banale suono nelle cuffiette di un i-pod nel traffico cittadino, siamo pronti a farci travolgere da note di passioni estrema, da ritmi di cupa vendetta, dalla tragicità di alcuni personaggi che certa musica esprime?
Al via, la sera del 30, alle esibizioni dei cantanti; sette per la precisione anche se il Direttore artistico Vincenzo Pasquali nell’introduzione, dice che la febbre ne ha lasciati due a casa. Anche quest’anno primeggiano le donne: Benedetta Bagnara, soprano di Bologna; Eugenia Braynova, soprano dalla Bulgaria; Erika Fonzar, mezzosoprano; Chiara Isotton, soprano di Belluno; Gaia Petrone, mezzosoprano romano nata a Recanati (MC); Francesca Ruospo, soprano di Conversano (BA) e infine l’unico rappresentante maschile della categoria, Filippo Mineccia, controtenore di Firenze. Ogni cantante si esibisce in due brani, da Massenet a Verdi, da Porpora a Mozart, da Puccini a Britten; il gradimento del pubblico ad ogni brano aumenta, la qualità delle interpretazioni è infatti altissima.
Al termine delle esibizioni, nell’attesa del verdetto della giuria, Andrea Zepponi, Maestro al cembalo, presenta dei brani di Handel e Scarlatti. Cesarina Compagnoni, pianista accompagnatrice, per certi versi madrina della manifestazione, molto apprezzata dal pubblico, ribadisce il suo grande talento con un brano dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.
La giuria, composta da: Ugo Gironacci (Docente di Storia della Musica, pubblicista, musicologo, esperto in autori lirici antichi, direttore artistico di rassegne musicali), Maurilio Manca (Musicologo, Saggista, Direttore artistico eventi e stagioni musicali, Segretario artistico della Stagione Lirica e Sinfonica di Lecce), Alberto Pellegrino (Docente universitario, scrittore, esperto e autore lirico e di teatro, direttore della rivista MusiCulturA on line, direttore artistico di rassegne teatrali), Athos Tromboni (Presidente UNCALM – Unione Nazionale Circoli e Associazioni Liriche e Musicali e Direttore del mensile Gli Amici della Musica), ha scelto come criterio basilare di giudizio, di premiare coloro che allo stato attuale erano pronti per affrontare il concerto della sera successiva con l’ospite d’onore. Il presidente Tromboni annuncia al pubblico che la decisione è stata presa all’unanimità e che ricadeva su tre voci migliori anzichè due come da regolamento. Il primo nome è stato quello del soprano Eugenia Braynova che sicuramente si è subito distinta per la notevole estensione vocale, la grande tecnica e bravura intepretativa; Francesca Ruospo, soprano anche lei ma con un timbro molto diverso dalla Braynova, più legata ad un certo virtuosismo nella modulazione della voce, interessante anche qui l’intepretazione; il controtenore Filippo Mineccia, a cui è stato assegnato anche il Premio Melogramma dell’UNCALM, in quanto rappresentante della tradizione del belcanto italiano che purtroppo, come il presidente tiene a ribadire, si sta perdendo.
Facendo un confronto con l’edizione precedente, si può dire che i cantanti hanno mostrato quest’anno una maggiore attenzione all’aspetto attoriale nella gestualità e nel trasporto dell’interpretazione.
Il 31 è stata la volta del Galà Lirico con i vincitori del CantoFestival 2009 e l’ospite d’onore, il baritono Kim Jootaek. Nonostante la giovane età, 23 anni, il pluripremiato Kim Jootaek è già una promessa della lirica; esibitosi in vari ruoli, in questi giorni era impegnato per le prove a Jesi dove debutterà a giorni nel Barbiere di Siviglia. Nella prima parte della serata protagonisti i vincitori con tre brani ciascuno tutti provenienti da repertori molto diversi tra loro; la seconda parte incentrata sull’ospite d’onore che si è distinto oltre che per l’eccellenza canora anche per la grande attorialità e perchè no la simpatia.
Al termine del Galà, entusiasmo per il vice-presidente della Camera di Commercio di Fermo, invitato sul palco dal Direttore artistico, che ribadisce la sua completa adesione alla manifestazione anche in futuro; finalmente la premiazione in denaro per i giovani vincitori, i week-end e il concerto in Toscana ad aprile nonchè il premio melogramma a Filippo Mineccia offerti dall’UNCALM. Un omaggio a sorpresa anche per l’ospite grazie agli Amici della lirica di Amandola che portano il loro saluto e una stampa storica del tenore Beniamino Gigli nell’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo.
Entrambe le serata si sono concluse col brindisi offerto dalla cantina Colli Ripani di Ripatransone e inevitabile, dopo il concerto conclusivo, la classica intonazione del famoso brindisi da La Traviata di Verdi.
L’edizione 2009 del CantoFestival ha rimesso in evidenza la grande qualità della manifestazione nonostante essa sia solo alla sua II edizione; evidente l’interesse riscosso dai professionisti del settore vista la presenza in sala di diverse personalità nella stessa giuria ma anche venute appositamente per l’evento: c’era in sala anche Dario Bisso di Padova (direttore artistico, d’orchestra e docente di conservatorio).
Unica ombra la scarsa presenza di pubblico locale, visto che l’evento ha mobilitato persone provenienti dal nord e dal sud d’Italia. Ma, come si dice, gli assenti hanno sempre torto.
L’organizzazione del “Canto Festival” è dell’Associazione La Fenice in collaborazione con il Comune di Amandola e con il fondamentale contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Contributo anche della Camera di Commercio di Fermo e Patrocinio della neo Provincia di Fermo.
Appuntamento attesissimo per il prossimo anno con la III edizione del CantoFestival 2010.

 

(1) Elvidio Surian, Manuale di storia della musica vol. II Dalla musica strumentale del Cinquecento al periodo classico , Rugginenti Editore, Milano 2005.