Theodossiou-Cleopatra seduce il pubblico
di Valentina Magro
10 Ago 2008 - Commenti classica
Lo Sferisterio Opera Festival ha aperto quest’anno, come anche l’anno scorso, la sua stagione al Teatro Lauro Rossi con un’opera dello stesso intitolata Cleopatra. Essa si inserisce perfettamente nel tema guida scelto dal direttore artistico nonchè regista dell’opera stessa, Pier Luigi Pizzi, che titola significativamente la stagione 2008: La Seduzione.
Davvero moltissimi gli appuntamenti in programma per quest’estate 2008; in primo piano le rappresentazioni di Carmen di Georges Bizet per la regia di Dante Ferretti, talento maceratese impostosi sulla scena mondiale attraverso il cinema e le collaborazioni con registi di fama internazionale; Tosca di Giacomo Puccini per la regia di Massimo Gasparon. Sempre allo Sferisterio Resurrexi, oratorio sacro in cinque quadri di Alberto Colla e il concerto di Gala Seduzione. L’Auditorium San Paolo ha visto invece la prima esecuzione assoluta dell’opera da camera in un atto The Servant dal romanzo di Robin Maugham su adattamento di Marco Tutino.
La Cleopatra di Lauro Rossi fu rappresentata per la prima volta al Regio di Torino nel 1876, prima esecuzione in epoca moderna quella proposta da Pier Luigi Pizzi che ne ha curato la regia le scene e i costumi.
Si tratta di un melodramma in quattro atti su libretto di Marco d’Arienzo e revisione critica a cura di Bernando Ticci, il quale, nelle sua edizione critica sottolinea come in quest’opera siano presenti tutte le caratteristiche tipiche del grand-opèra: a partire dalla struttura in quattro atti, dalla ricchezza dell’orchestra, dal sapore esotico del libretto. Nonostante questa struttura molto ampia gli atti sono pressochè brevi, molto concentrati e avvincenti permettendo così di seguire al meglio la rappresentazione e farsi catturare dalla rapida successione degli eventi che porterà infine alla tragedia. Se pensiamo all’accento esotico forse la prima cosa che viene in mente è parte dell’ambientazione, l’Egitto di Cleopatra, reso da Pizzi piuttosto che da colori caldi dal bianco e nero della scena costituita da una grande scalinata in materiale lucido, riflettente e ancora dal nero della protagonista. Ad una osservazione più attenta però non solo l’ambientazione ci riporta all’esotico ma anche la presenza ricorrente delle sonorità dell’arpa dei flauti e degli oboi. In opposizione al bianco e nero dell’Egitto gli abiti rosso vivo della scena romana.
Citando l’Egitto non si può non pensare all’Aida di Verdi andata in scena anni prima e ad un aspetto che vede delle somiglianza fra questi e Rossi, ovvero, come sottolinea ancora Bernardo Ticci, il trattamento delle voci che spesso si accavallano una sull’altra nelle parti d’insieme, con inserti del coro, nel tentativo di ognuna di prevalere sull’altra.
Parlando di voci è d’obbligo spendere alcune parole sulla Cleopatra Dimitra Theodossiou impostasi ormai sulla scena mondiale per il suo grande talento non solo tecnico dell’estensione e potenza vocale ma anche per le sue doti interpretative raffinate e coinvolgenti. In Cleopatra ha avuto molte occasioni per mettere in mostra tali doti e il pubblico ha espresso calorosamente più volte nel corso della rappresentazione il suo giudizio positivo ed entusiasta per protrarsi poi a lungo negli applausi finali che sono andati si anche agli altri personaggi e protagonisti ma che sono stati letteralmente fragorosi per la Theodossiou che aveva riscosso già vasto consenso dagli spettatori nella scorsa stagione. Gli altri cantanti comunque non sono stati da meno; interessante la figura di Ottavio Cesare nell’interpretazione di Paolo Pecchioli (basso), resa con un’indole fiera, determinata e a tratti crudele; un po’ dimessa la parte di Ottavia, Tiziana Carraro (mezzo soprano), delineata come personaggio molto fragile, poco incisivo, quasi monacale; infine il tenore Alessandro Liberato che ha messo in scena un Marco Antonio assoggettato al potere, alle mire espansionistiche dell’altro triumviro e costretto al suicidio dalla sua stessa coscienza e il baritono Sebastian Catana nei panni di Diomede, lacerato dall’amore non corrisposto per Cleopatra. Fanno da contorno le figure di Proculejo, William Corrò (basso/baritono), Carmiana, Paola Gardina (mezzosoprano). Impossibile dimenticare l’elegante e affascinante presenza sulla scena della prima ballerina Anbeta Toromani che si è esibita su coreografia di Gheorghe Iancu. Di primo piano anche l’apporto del Coro Lirico Marchigiano V. Bellini diretto dal Maestro David Crescenzi e, ovviamente, del complesso di palcoscenico Banda Salvadei .
Ancora un successo dunque per il Maestro Pizzi che ha visto oltre che a una nutrita presenza anche larga ammirazione da parte del pubblico.