Arditti intervistato a Parma
Lorenza Somogyi Bianchi
20 Ott 2005 - Commenti classica
Il 13 settembre (Teatro Farnese) all'avvio della XV edizione di TRAIETTORIE, la rassegna di musica moderna e contemporanea parmigiana organizzata dall'Associazione Prometeo e divenuta celebre per il coerente approccio interdisciplinare alla musica del nostro tempo, capace di coniugare la ricerca in campo musicale a quella in campo artistico e tecnologico, protagonista della serata Irvine Arditti con un concerto di musiche di Luciano Berio, Gyà rgy Kurtà g, Stefano Scodanibbio, George Benjamin, Salvatore Sciarrino, Johannes Maria Staud e con il brano del compositore selezionato in occasione del workshop che il maestro ha tenuto l'11 e il 12 settembre presso la Casa della Musica di Parma. Erano presenti anche i compositori Sciarrino e Scodanibbio.
In una pausa del workshop abbiamo chiesto ad Arditti un parere sullo scenario della musica contemporanea e sulla sua esperienza parmigiana:
Maestro, come giudica il panorama della musica contemporanea? Ci sono spazi sufficienti e il repertorio proposto è rappresentativo del mondo musicale odierno?
Ogni situazione è diversa, ogni paese e ogni luogo dove si fa musica, alcuni più interessanti di altri, la differenza la fa l'immaginazione e l'ingenuità che io considero assolutamente una qualità – dell'organizzatore. Ciò che viene proposto è ugualmente vario, ma non posso dare giudizi di valore, quello che io amo è allo stesso tempo odiato da qualcun altro.
Dovendo dare un parere circa la situazione europea?
Direi che la Germania è il paese dove si ha un pubblico più attento e curioso, e più luoghi per la musica contemporanea. Credo dipenda dall'intellettualità germanica: molto vivace in generale, non solo in ambito musicale.
In riferimento alle due giornate passate con i giovani compositori, che impressione ha avuto dai loro lavori?
Molto buona. Io amo insegnare, mi piace il contatto con la freschezza di ciò che scrivono i giovani, anche la loro naà vetèe, che quasi mi dispiace intaccare. Quello che manca ai giovani musicisti usciti dal conservatorio è l'esperienza con gli strumenti, credo che giovi loro molto lavorare accanto ad un esecutore, vederlo all'opera. Purtroppo masterclass di composizione vengono organizzati raramente in Europa.
Come giudica dunque la qualità della scrittura?
Considerando che negli ultimi trent'anni non sono stati scritti grandi capolavori per violino, trovo che queste partiture meritino davvero di essere eseguite.. hanno una loro identità . Naturalmente risentono dell'influenza di compositori più conosciuti, che sono i loro modelli, in particolare Lachenmann e Sciarrino per lo studio sulle possibilità del suono e la scrittura per armonici, è normale che sia così, in ogni caso ho trovato un livello di scrittura decisamente alto.
(Lorenza Somogyi Bianchi)