Intervista al soprano Marta Torbidoni
di Roberta Rocchetti
16 Apr 2019 - Commenti classica, Musica classica
Roberta Rocchetti intervista il soprano Marta Torbidoni, marchigiana e astro nascente della lirica internazionale.
Nel nostro girovagare tra teatri, opere ed interpreti, abbiamo voluto conoscere meglio Marta Torbidoni, giovane soprano in ascesa nel firmamento lirico che sta già percorrendo il sentiero per diventare un’altra delle glorie vocali delle Marche, regione che ha dato i natali tra gli altri a Renata Tebaldi, Franco Corelli, Angelica Catalani, Anita Cerquetti e Beniamino Gigli.
Dopo un avvio di studi musicali dai quali si congeda con esiti ai massimi livelli Marta Torbidoni dà subito modo di far notare le proprie doti e peculiarità, naturalmente fornita di un timbro caldo e ambrato, agilità fluide e potenza, rende via via questi doni naturali sempre più ben gestiti grazie a studi con professionisti come Renata Scotto, Mariella Devia, Fabio Armiliato ed i riconoscimenti arrivano subito. Vari premi confermano l’apprezzamento crescente come quello dell’Accademia Puccini che la premia come miglior soprano nel 2015 o il premio Franco Enriquez ricevuto nel 2017 sempre come miglior soprano.
Le interpretazioni che fanno brillare la sua voce sono quelle comprese nel repertorio del soprano lirico, è stata Violetta, Leonora nel Trovatore, Elvira nei Puritani, Gilda, Lauretta, e presto la vedremo come Mimì. Da tempo ormai palcoscenici prestigiosi come quello dell’esigentissimo Teatro Regio di Parma o del Comunale di Bologna, così come teatri internazionali le stanno aprendo le porte, insomma una carriera in ascesa basata su doti solide e tangibili che smentisce ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, le “sediziose voci” che lamentano una carenza di professionalità e talento nel mondo lirico attuale.
Marta Torbidoni le mette a tacere semplicemente facendo ascoltare la sua.
In questa intervista che ci ha gentilmente concesso cerchiamo di mettere in luce la personalità pubblica e un po’ anche privata dell’artista.
Come e quando ti sei accorta di possedere il dono del canto in generosità tale da poterne fare una professione?
Sono entrata nel mondo della musica come strumentista, ho studiato pianoforte per diversi anni e poi il clarinetto. A 8 anni la mia insegnante di pianoforte mi propose di partecipare a un concorso canoro per bambini perché secondo lei avevo le potenzialità per iniziare a cantare. Partecipai al concorso e vinsi. Dopodiché iniziai a far parte del coro come voce bianca e poi a 16 anni, un tenore mi ascoltò in un brano come solista in una trasferta in Ungheria. Mi disse che assolutamente dovevo studiare! Quindi piano piano iniziai a studiare, a fare progressi, a perfezionarmi con grandi cantanti (Renata Scotto, Sylvia Sass) e poi ho iniziato a lavorare e ora mi trovo ad essere allieva addirittura del più grande soprano Mariella Devia.
Studi appunto già da diversi anni con la grande Mariella Devia, cosa ti sta regalando sotto il profilo professionale ed umano questa fortunata esperienza?
Ti racconterò un aneddoto: agli inizi dei miei studi, la mia insegnante dell’epoca mi regalò una cassetta dove erano registrate delle arie di Bellini cantate da Mariella Devia e mi disse: “tu così devi diventare”. Mai avrei pensato un giorno di diventare sua allieva. Da lei sto imparando la disciplina e il rigore nello studio, a curare ogni nota, ogni suono, ogni piccolo segno sullo spartito. Quando preparo un nuovo ruolo che devo debuttare e le vedo in volto un sorriso sono certa, in quel momento, che sono pronta a farlo. È un onore e un privilegio essere seguita nella carriera da un’artista come lei.
Pur essendo molto giovane hai già spaziato tra diversi compositori e ruoli, Amalia dei Masnadieri che è un po’ il tuo biglietto da visita, Violetta, Leonora del Trovatore, Gilda, Lauretta, hai un ruolo nel cassetto? Un personaggio che non hai ancora nel tuo carnet, e che vorresti ne facesse parte, non considerando Mimì che affronterai in questo periodo?
Tra i ruoli che mi piacerebbe affrontare seguendo anche lo sviluppo della mia voce c’è sicuramente la trilogia Tudor di cui ho già’ interpretato Anna Bolena e Roberto Devereux che vorrei entrambi riprendere ed aggiungervi la Stuarda per completare il ciclo. Se penso a Verdi poi, mi piacerebbe affrontare a breve Luisa Miller e un giorno Un ballo in maschera ma per quello c’è tempo.
E parlando di teatri quale palcoscenico considereresti una pietra miliare per la tua carriera, a parte quelli più che prestigiosi che hai avuto il merito di calcare finora?
Dico La Scala per l’Italia e il Metropolitan per l’estero…due teatrini insomma!! Mai dire mai!!. Anche se ad esseri sinceri ogni palco è emozionante. La magia che avviene durante una recita tra te e il pubblico è una cosa unica e incredibile qualunque sia il palco. Sono poche le forme d’arte che hanno uno scambio cosi immediato di emozioni: tu sei li sul palco con la tua voce, con il personaggio che stai interpretando ed è oramai una parte di te e davanti hai centinaia di persone che ricevono le emozioni che gli offri e ti restituiscono la loro gratitudine…È una cosa incredibile e mi sento fortunata e grata di poter fare ciò che più amo.
C’è un soprano o più di un soprano dei tempi attuali o trascorsi al quale guardi come modello di condotta professionale?
A parte Mariella Devia che prendo sempre come modello, io amo in modo smisurato Maria Callas.
Oltre il canto e l’interpretazione vocale quanto ritieni importante la parte squisitamente attoriale in un ruolo operistico?
Penso che in qualunque ruolo che si interpreti bisogna sempre e comunque mantenere la propria personalità ed essere sempre se stessi, senza mai esagerare altrimenti si rischia di essere “finti” e non emozionare il pubblico. Anche perché il personaggio è li sullo spartito, non serve inventare nulla. Bisogna far propria ogni nota, ogni più piccola indicazione ed allora il personaggio che prima era solo un cumulo di segni su un pentagramma si unisce al nostro vissuto, a chi siamo e prende cosi vita.
Sei un soprano lirico, pensi con il tempo di affrontare ruoli anche da soprano drammatico portando avanti un po’ l’usanza delle tue colleghe degli ultimi decenni che sono meno osservanti delle frontiere di definizione vocale o preferisci cesellare e approfondire le interpretazioni spaziando nelle corde che hai esplorato finora?
Io ho sempre seguito lo sviluppo naturale della mia voce. Sono sempre stata un soprano lirico con agilità facili. Anche quando ho affrontato in passato ruoli che per tradizione vengono affidati a soprani leggeri, come Gilda od Elvira, l‘ ho sempre fatto con la mia voce senza mai forzarla. Il mio terreno d’elezione è il belcanto romantico e il primo Verdi e per ora ho intenzione di non scostarmi dal mio repertorio. Prima di accettare un nuovo ruolo studio a fondo lo spartito, mi confronto con la mia insegnante e chiedo consigli a chi ho vicino. Specialmente ora che ho appena inserito in repertorio un ruolo come Leonora de “Il Trovatore” i teatri iniziano a chiedermi ruoli già molto spinti, e per ora ho sempre rifiutato. Se un giorno la naturale maturazione della mia voce lo vorrà andrò verso un altro repertorio, ma come ripeto per ora seguo la mia predisposizione.
Come è la vita di un soprano emergente di successo al di fuori del palcoscenico?
La vita di Marta è molto molto semplice, normale… un po’ movimentata perché viaggiando sempre ho la valigia sempre a portata di mano, ma poi quando torno a casa mi piace dedicarmi agli affetti, alle amicizie e ai miei cagnolini!!
Immaginiamo Marta Torbidoni tra molti anni mentre parla ad una giovane che vuole intraprendere questa professione, qual è la prima e più importante cosa che ti senti di dirle?
La cosa che mi preme molto dire è che la professione del cantante è molto difficile, quindi serve molta determinazione e studio ma soprattutto serve la passione! Se non c’è vera passione non c’è lo stimolo per andare avanti. Se penso a me anni fa non avrei mai immaginato di arrivare qui, ma piano piano con tenacia e col credere in se stessi sono riuscita a fare un passo alla volta e salire un gradino alla volta.
Chiudiamo con i prossimi appuntamenti in agenda così da consentire ai tuoi ammiratori di poterti ascoltare a teatro, quali i futuri progetti?
La prossima stagione sarà molto
impegnativa perché amplierò il mio repertorio debuttando nuovi ruoli. Infatti dopo
la Mimì del prossimo mese, tranne qualche concerto, non ho voluto
prendere impegni fino a settembre per avere il tempo dello studio e del
riposo. Per ora posso dire che debutterò Nedda ne I Pagliacci a Sassari, Liù a Parma e inoltre debutterò due
grandi eroine verdiane in un prestigioso teatro italiano e uno estero poi un
grande ruolo donizettiano in Italia ma per ora non posso dire nulla.
Sarò anche tra i protagonisti a novembre del concerto di gala
che aprirà il Donizetti Festival con l’orchestra nazionale della Rai
diretta dal Maestro Frizza.
Ringraziando di nuovo Marta Torbidoni per la disponibilità e per il tempo che ci ha concesso vi salutiamo e con lei vi aspettiamo a teatro, la cui magia non può essere sostituita da null’altro, solo a teatro l’effimera presenza di ciò che vediamo ed ascoltiamo sul palco e che scompare alla chiusura del sipario diviene emozione scolpita e duratura, patrimonio dell’anima e arte vera.