Trionfo a Milano per “Dialogues des Carmèlites”
Alberto Bazzano
10 Mar 2004 - Commenti classica
MILANO: Teatro alla Scala (Arcimboldi), domenica 7 marzo 2004. Completo e meritato successo del capolavoro operistico di Francis Poulenc al teatro degli Arcimboldi per la stagione del teatro alla Scala 2003/04. Senza tante premesse, diciamo subito che il merito maggiore di tale successo va ascritto alla intelligentissima operazione regististica di Robert Carsen, che con una essenzializzazione dei movimenti e soprattutto della scenografia (che nella maggior parte del lavoro praticamente non esisteva), ha saputo creare un'atmosfera sempre adeguata al momento drammaturgico dell'azione. Un sapientissimo gioco di luci e della disposizione dei personaggi in scena (in alcuni momenti veri oggetti scenici) hanno creato in più di un'occasione situazioni di potente suggestione emotiva. La scena finale del Salve Regina, quando le monache si recano al patibolo, è stata risolta tutta in questa chiave, con le carmelitane ferme in una posizione accuratamente studiata, vestite con un solo camicione bianco e immerse in una fortissima luce bianca che ha saputo valorizzare psicologicamente l'aspetto di eroico sacrificio, il voto al martirio, che le carmelitane avevano espresso. Commozione alle lacrime per tutta questa scena salutata da sincere ovazioni del pubblico. La direzione di Riccardo Muti è stata di ottima levatura, una partitura che egli sente fortemente nell'anima e che dirige con somma maestria. Muti non si può definire uno specialista della musica del Novecento e di quella francese in particolare, sono episodiche le sue incursioni in questo e quel campo, per cui possiamo lamentare forse il ricorso a sonorità un po' generiche (non le asciutte e affilate suggestioni foniche di Pretre) e a qualche eccesso di volume, ma si può dire che nell'economia generale dello spettacolo sono risultati aspetti di secondaria importanza. Gli interpreti si sono tutti distinti in primo luogo per l'ottima partecipazione scenica ed emotiva, (forse il primo criterio di scelta), non sempre per quello vocale che ha destato dubbi in più di un momento, ma che, come sopra, non ha destabilizzato un'operazione sostanzialmente riuscita. Michelle Canniccioni ha rivestito i panni di suor Blanche, sostituendo Andrea Rost. Voce sonora, poco a suo agio negli acuti che risultano forzosi e poco sostenuti, ma è del tutto convincente nel ruolo, probabilmente già nel suo repertorio da tempo. La celebre Anja Silja incarnava la Priora, destinataria di una delle più difficili scene dell'opera, una morte lunga e penosa. La vocalità risultava decisamente critica, ma ciò ha forse persino esaltato il momento cruciale della sofferenza. Bravissima anche la Suor Constance di Oriana Kurteshi e il cavaliere del tenore Francesco Meli. In conclusione ricordiamo l'ottima prestazione del coro diretto da Bruno Casoni, anche molto impegnato dal regista, e degli altri cantanti solisti. L'allestimento è dell'Opera di Amsterdam e si avvale del costumista Falk Bauer e dello scenografo Michael Levine.
(Alberto Bazzano)