“Caravaggio. La tavolozza e la spada”, graphic novel di Milo Manara
di Alberto Pellegrino
18 Mag 2018 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive, Fumetti
Caravaggio. La tavolozza e la spada è il titolo del graphic novel che, dopo anni di lavoro, Milo Manara ha dedicato a Michelangelo Merisi, un’opera inedita pubblicata a colori e in grande formato da Panini Comics, che ha inaugurato la serie di tutti i lavori di questo grande disegnatore (per la precisione trenta volumi cartonati e molto eleganti), la quale arriva nelle edicole con il Corriere della Sera.
In queste tavole straordinarie viene narrata la vita del geniale pittore italiano, dal suo arrivo a Roma alla fine del 1500 fino alla rocambolesca fuga dalla capitale dopo avere ucciso il suo personale nemico Ranuccio. Manara, uno dei maestri del fumetto italiano, in questa grandiosa biografia, rivolta agli appassionati del fumetto d’autore ma anche ai cultori della storia dell’arte, non si limita a raccontare l’ideazione e la genesi dei grandi quadri del periodo romano di Caravaggio che trova diretta ispirazione dalla realtà circostante, ma le avventure, i duelli, le passioni e gli eccessi di questo artista che era solito frequentare giovani donne, le quali praticavano la prostituzione o erano apprezzate cortigiane, facendone spesso le modelle dei suoi lavori.
“La storia del Caravaggio è raccontata da Milo Manara con grande rispetto della testimonianza delle fonti e della verità sostanziale di quella vicenda. – ha scritto lo storico dell’arte Claudio Strinati – Non è, infatti, una storia romanzata. Eppure Manara vi ha impresso il segno della sua creatività in modo netto e personalissimo. Il suo Caravaggio, pur riflettendo perfettamente quello storico, è, per l’appunto uno dei più bei personaggi creati dalla sua fantasia”.
Il personaggio di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) ha sempre affascinato il mondo dei mass media, basti ricordare lo sceneggiato Caravaggio della Rai (1967, regia di Silverio Blasi), magistralmente interpretato da Gian Maria Volontè; il protagonista affascinante e tormentato del film di Derek Jarman (1986); l’inquieto personaggio del libro di Helen Langdon (Sellerio, 2001).
Il Caravaggio immaginato da Milo Manara è un personaggio estremamente moderno e diverso da tutti gli altri, come spiega lo stesso autore: «Oggi Caravaggio se fosse tra noi non farebbe il pittore: probabilmente farebbe cinema, perché lui è sostanzialmente un narratore. Se dovessi indicare un nuovo Caravaggio, non lo indicherei nella pittura ma proprio nei fumetti. L’ho voluto ritrarre con il volto di Andrea non solo per il suo straordinario talento, ma perché Pazienza come Caravaggio era un uomo d’azione, che ha vissuto una vita dinamica, avventurosa, dall’esito tragico».
Nella sua consistente mole di opere, come aveva testimoniato la mostra Nel segno di Manara allestita lo scorso gennaio nel Palazzo Pallavicini di Bologna, Manara ha inanellato una lunga serie di storie, spesso sceneggiate da autori importanti come Alejandro Jodorowskij, Vincenzo Cerami, Hugo Pratt e Federico Fellini, rimane sempre fedele al suo inconfondibile segno e a quell’elegante erotismo che costituisce una cifra costante dei suoi lavori.
Milo Manara è autore colto, competente, uno straordinario disegnatore, un narratore intelligente e appassionato che sa coniugare contenuti e realizzazione grafica degli stessi, per cui La tavolozza e la spada è un’opera sontuosa nella quale l’autore riesce ad offrire, come protagonista di questa storia, sia il personaggio del pittore, sia la rappresentazione della Roma del Seicento.
Secondo Manara, Caravaggio non è venuto al mondo per distruggere la pittura ma per trasformarla radicalmente, come testimoniano le sue tavole costellate, certo di donne bellissime e spesso poco vestite, ma anche di citazioni di Raffaello, Paolo Veronese, Picasso, restando il più possibile vicino alle fonti della vicenda del pittore seicentesco. Non a caso Manara pone una notevole attenzione nel riproporre capolavori immortali come La conversione di Matteo, Il Martirio di San Matteo, Giuditta e Oloferne o la Morte della Vergine, ridisegnati a mano dall’autore senza l’ausilio di supporti fotografici.
La vera magia di quest’opera è la capacità dell’autore di restituire la plasticità e la tensione sensuale che traboccano dalle tele del Caravaggio, per cui questa narrazione disegnata assume un senso profondo che va oltre la verosimiglianza storica, per entrare nei meandri di un’idea della Verità che per molti versi è proprio quella che Caravaggio ha ricercato per tutta la sua breve esistenza.
Manara riesce a intrecciare genio creativo e sensualità, arte e vita popolare, non solo riuscendo a mostrarci i sentimenti interiori di uno dei più grandi artisti del mondo, ma anche l’intensità e la violenza di una vita consumata tra gli splendori delle chiese e dei palazzi aristocratici, le bettole e i postriboli, il fiume e i bassifondi della Roma barocca.