Tutta l’Umbria in una Mostra a Perugia, fino al 10 giugno
di Alberto Pellegrino
3 Mag 2018 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive
Per celebrare i cento anni della Galleria Nazionale dell’Umbria (1918-2018) è stata allestita la mostra “Tutta l’Umbria una mostra”. La mostra del 1907 e l’arte umbra tra Medioevo e Rinascimento, che resterà aperta fino al 10 giugno 2018. L’esposizione ripropone la sorprendente ricchezza di forme d’arte che fiorirono in Umbria tra il Medioevo e il Rinascimento.
La rassegna, curata da Cristina Galassi e Marco Pierini, prende spunto dalla storica “Mostra d’antica arte umbra” del 1907, la più imponente esposizione mai organizzata nella regione che, attraverso 170 dipinti, più di 30 sculture e arredi lignei e in pietra, un centinaio di manufatti di oreficeria, 300 oggetti tra paramenti sacri, tessuti e merletti antichi, 160 codici miniati e circa 200 ceramiche, aveva consentito per la prima volta di mettere in luce le caratteristiche della scuola umbra e i suoi tratti originali.
La mostra attuale presenta 130 opere di autori quali Arnolfo di Cambio, Ottaviano Nelli, Gentile da Fabriano, Niccolò di Liberatore, Benozzo Gozzoli, Matteo da Gualdo, Pintoricchio e Perugino. Essa mette in risalto, grazie a un allestimento dal grande impatto visivo progettato da Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici, la sorprendente ricchezza dell’arte che è fiorita in
Umbria tra Medioevo e Rinascimento, tenendo conto anche dell’evoluzione degli studi storico-critici che sono stati condotti dall’inizio del Novecento a oggi. L’iniziativa coinvolge l’intera regione, perché raccoglie opere appartenenti al patrimonio artistico dei musei comunali, alle istituzioni ecclesiastiche e alla proprietà privata. “Si tratta di una mostra davvero legata al territorio – ha detto il direttore della Galleria Nazionale Marco Pierini – non soltanto perché gran parte delle opere sono ancora conservate in Umbria, ma soprattutto perché è stato possibile riservare una quota importante del budget per finanziare numerosi restauri e interventi conservativi. A riprova che i musei sono – e devono continuare a essere – istituti dedicati alla tutela, oltre che alla valorizzazione, e non possono recidere lo strettissimo vincolo con il contesto geografico, storico e culturale dal quale sono nati e nel quale hanno fino ad ora operato”. La storIca dell’arte Cristina Grassi ha aggiunto che “nessun evento più di questo potesse celebrare i 100 anni di apertura della Galleria Nazionale dell’Umbria per il suo forte carattere identitario e per le novità emerse dalla mostra del 1907, attuali ancora oggi. Pensata per valorizzare l’eccezionale fioritura artistica umbra tra Medioevo e Rinascimento, ebbe un successo di pubblico clamoroso per l’efficace coinvolgimento del
territorio, la presentazione dei diversi artisti umbri o di aree limitrofe e delle diverse scuole, la riscoperta di maestri dimenticati come l’Alunno e Matteo da Gualdo o di tipologie di opere squisitamente umbre come i Gonfaloni”
Si tratta di una rassegna certamente spettacolare, perché composta non solo da dipinti e sculture, ma anche da codici miniati, maioliche, oreficerie e paramenti sacri, dimostrando ancora una volta come la Scuola umbra abbia caratteri propri e originali e non sia un’ appendice di quella toscana, come ritenevano gli studiosi fino all’Ottocento. L’ Umbria, come del resto tutta l’ Italia, è un grande museo diffuso è costituisce una scelta intelligente la destinazione di una parte dei fondi destinati a questa rassegna per il restauro di un gran numero dei 130 pezzi esposti, per poterli restituire alle raccolte di provenienza in tutto il loro splendore.
Rispetto alla mostra del 1907, che era composta da circa 1000 opere, l’ odierna rassegna ripropone una sintesi ragionata rispetto alla precedente per offrire una rivisitazione critica del concetto stesso di Scuola umbra, valorizzando quanto nel passato era ancora confuso e contraddittorio, facendo riflettere sull’eccezionale opportunità di aggiornamento che è stata offerta ai maestri umbri dallo straordinario cantiere di Assisi, dove erano convenuti da Roma, Firenze e Siena tutti i grandi artisti delle rispettive Scuole e i migliori maestri vetrai d’ Oltralpe.
Di grande importanza è la possibilità di mettere a confronto le opere di Pintoricchio e di Perugino, comprendendo meglio i tratti distintivi dello stile dell’uno e dell’altro. Altrettanto fondamentale è la possibilità offerta di osservare i dipinti di Gentile e Antonio da Fabriano, Ottaviano Nelli, Matteo da Gualdo, Benardino di Mariotto, Niccolò Liberatore detto l’Alunno, per capire come le attuali divisioni regionali costituiscono un ostacolo alla comprensione della stratificata e complessa realtà storico-culturale di un territorio dell’Italia centrale, che è un
mosaico di realtà diverse ma fra loro interconnesse, perché gli Appennini non hanno mai costituito una barriera invalicabile, ma hanno rappresentato invece trafficata via di scambi linguistici, artistici e culturali in genere. Tra Medioevo e Rinascimento la geografia artistica dell’Umbria è caratterizzata da una precisa anche se invisibile linea di confine segnata dal fiume Tevere: la regione che si trova al di là della riva destra presenta una propria cultura figurativa orientata verso la Toscana e caratterizzata da un armonioso e sereno equilibrio; la regione che si estense oltre la riva sinistra gravita invece sul versante umbro-marchigiano della via Flaminia e ha i suoi punti di forza nell’area compresa tra Gubbio, Gualdo e Foligno. La produzione artistica è caratterizzata da una cifra espressiva più aspra e angolosa, perché subisce gli influssi della cultura appenninica che a sua volta avverte le influenze delle correnti di origine nordica e veneta. È soprattutto Niccolò da Foligno detto l’Alunno ha non sentire l’influenza del suo contemporaneo Perugino, per costruirsi uno stile personale, nel quale confluivano i caratteri espressivi del tardo-gotico e la corrucciata eleganza ereditata dai polittici marchigiani eseguiti da pittori di estrazione veneta come Crivelli o Vivarini.