LIRICA
Alexander von Zemlinsky
Der Zwerg
ARTHAUSE MUSIC, 2010
recensione di Alberto Bazzano
Sussistono significative affinità fra il Wozzeck di Berg e Der Zwerg (Il nano)
di Alexander von Zemlinsky. La drammaturgia a moduli, ad esempio:
un’architettura che si eleva dal tessuto musicale continuo. E
l’anno della stesura: il 1922, per entrambe le opere.
L’opera di Zemlinsky presenta molteplici suggestioni culturali e
commistioni musicali disparate. Il flusso orchestrale rivela citazioni
tardo-ottecentesche, veriste, rimandi all’operismo francese e al
mondo scintillante dell’operetta viennese. Wagner stesso non
è escluso dell’orizzonte noetico del compositore. Il
retaggio wagneriano si avverte nell’uso spasmodico dei motivi
ricorrenti. Diversi per identificare il Nano, dalla personalità
instabile ed oscillante. Uno solo per mimare la granitica
immaturità di Donna Clara, l’Infanta di Spagna. Associato
alla figura del Nano è lo strumento del corno inglese, che ne
sottolinea la dimensione esotica e selvaggia.
Al centro di questa singolare opera, in un solo atto, si pone il tema
della bruttezza, che ossessiona Zemlinsky. Più di uno studioso
ravvisa, infatti, nella vicenda narrata chiari riferimenti ad alcuni
avvenimenti vissuti dal compositore. Primo fra tutti, il venire meno
dell’amore di Alma Schindler, giovane avvenente fanciulla,
nutrita di musica e di filosofia. È un amore, questo, sentito da
entrambi ma denso di contraddizioni. Al termine di una cantata diretta
da Zemlinsky, Alma verga alcune annotazioni su una pagina del suo
diario: “L’aspetto di quest’uomo è quanto di
più ridicolo si possa immaginare. Una caricatura: basso, senza
mento, gli occhi a bulbo, e quando dirige sembra un pazzo”.
Zemlinsky si innamora della fanciulla. Ne nasce una relazione
burrascosa che dura diversi mesi. Zemlisky arriva ad umiliarsi ma la
storia finisce. Le parole a cui Alma ricorre il 12 dicembre 1901
penetrano come staffilate nell’animo del compositore: “Tu
sai quanto ti ho amato. Ma improvvisamente, così come è
arrivato, questo amore se ne è andato – si è
rivolto altrove. Certe cose sfuggono al nostro controllo”. Pochi
giorni dopo Alma si fidanza ufficialmente con Gustav Malher.: “il
fallimento amoroso - osserva argutamente il musicologo Andrea Lanza -
è vissuto da Zemlinsky come un’esperienza di esclusione e
di disprezzo, come accesso negato ad un mondo elegante a cui non
appartiene. Nella sua mente l’ossessione della bruttezza fisica,
in cui egli si specchia come un Narciso a rovescio, diviene la forma
della punizione per aver osato. Per anni il fantasma di Alma Mahler
rimarrà in qualche modo presente nei processi psicologici che
presiedono alla sue composizioni […]”.
Un fantasma che affiora, certamente, fra le note du Der Zwerg. Tratta da Il compleanno dell’Infanta
di Oscar Wilde, l’opera racconta la tragica storia di un orribile
nano, inviato come dono all’Infanta di Spagna da un sultano
ottomano. Il nano ignora il proprio aspetto orripilante, credendosi,
invece, un magnifico cavaliere. Scambia per benevolenza le risate dei
cortigiani e si innamora dell’Infanta. Pensa anche di essere
ricambiato nei sentimenti. Quando uno specchio gli rivela,
implacabilmente, la sua vera immagine, implora l’Infanta di
salvarlo dal disinganno con la dichiarazione del suo amore.
L’Infanta invece lo umilia, dimostrandosi insensibile al suo
dramma. Il nano allora si accascia morente, mentre l’Infanta si
allontana, lamentandosi dello scarso pregio del dono ricevuto. La
vicenda pone al centro del dramma uno specchio. È uno specchio a
svelare il vero, annichilendo il protagonista. Lo annienta, come
annienta Medusa la immagine stessa della Gorgone riflessa sullo scudo
di Perseo. La specchio, certamente, rievoca anche nella mente di
Zemlinsky il ricordo di un tragico avvenimento. Un altro che ha segnato
la sua esistenza. Nel 1908, l’anno in cui scopre la novella di
Wilde, il giovane pittore Richard Gerstl, dopo avere intrattenuto una
relazione con Mathilde, sorella di Zemlinsky, si uccide, impiccandosi
nudo, nel suo studio, di fronte al grande specchio innanzi al quale era
solito dipingere i suoi allucinati autoritratti.
L’edizione di Der Zwerg di cui si tratta è andata in scena a Los Angeles nel 2008.
Lo spettacolo di Darko Tresnjak (regia) e Ralph Funicello (scenografia)
rispetta fedelmente le indicazioni contenute nel libretto Georg Klaren.
L’azione si svolge in una sala del palazzo dell’Infanta. Al
centro, un lungo tappeto rosso percorre la scena. Ai lati alcuni
gradini conducono alle porte che delimitano il campo. Rispetto alla
novella di Wilde, che prende in considerazione anche le figure
secondarie, il libretto di Klaren focalizza l’attenzione solo sui
tre protagonisti: il nano, l’Infanta e Ghita, l’ancella
preferita di Donna Clara. Rodrick Dixon disegna un nano convincente sia
sotto il profilo scenico sia sotto il profilo vocale. Visivamente
è credibile. Si muove con disinvoltura sul palcoscenico, mimando
alla perfezione l’andatura claudicante del personaggio. Allo
stesso tempo, non trascura quel tocco di eleganza che possiede chi si
crede un cavaliere. Sul piano della fonazione, viene a capo
onorevolmente di una scrittura tesa e insistita sull’acuto, che
mette a dura prova i mezzi tenorili. Mary Dunleavy disegna, dal canto
suo, una Infanta bamboleggiante, scioccamente cinica e impermeabile al
dolore del nano che per lei altro non è che un gioco. Uno dei
tanti di cui dispone. La voce è bella, piena. Squilla, in
particolare, nel settore medio-alto. Precisa e rifinita è anche
la Ghita di Susan B. Antony. James Johnson, dalla solida
vocalità di basso, delinea un maggiordomo compassato e
scenicamente efficace. Completano la locandina gli onorevoli Malody
Moore, Lauren McNeese, Elisabeth Bishop, Karen Vuong e Rena Harms.
L’orchestra è diretta con professionalità da James
Conlon. Il direttore coglie l’essenza della partitura, curandone
altresì i dettagli. È possibile, così, riconoscere
ed apprezzare le singole cellule armoniche di cui è intessuta
questa ricca partitura. Ottima la registrazione Arthaus.
Il Dvd è completato da una edizione - sempre registrata a Los Angeles, più o meno col medesimo cast - di Der Zerbrochene Krug (La brocca rotta) di Viktor Ullmann. Allievo di Schönberg, Ullmann ebbe contatti anche con Zemlinsky. Der Zerbrochene Krug
è un’opera in un atto, breve e assolutamente godibile.
Sulla scena rendono ottima prova, soprattutto, James Johnson (Adam)
– del quale si apprezza il curato fraseggio -, Bonaventura
Bottone (Licht) e Steven Humes (Walter). Anche in questo caso, James
Conlon si rivela all’altezza della situazione, grazie ad una
concertazione scrupolosa e attenta al particolare. |
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